Da Zenit di Salvatore Cermuzio
Pregare sempre, senza stancarsi. “Perché Dio vuole questo? Lui non conosce già le nostre necessità? Che senso ha ‘insistere’ con Dio?”. Già Sant’Agostino poneva questo pressante quesito nella Lettera a Proba, scrivendo: “Potrebbe sembrare strano che Dio ci comandi di fargli delle richieste quando egli conosce, prima ancora che glielo domandiamo, quello che ci è necessario”.
Anche Papa Francesco, nell’introdurre oggi la preghiera dell’Angelus, parte da questo interrogativo, per rinfrescare la memoria dei cristiani pigri e distratti che, allontanandosi dalla preghiera rischiano di spegnere, poco a poco, la luce della fede. Come sempre, davanti a domande ‘scottanti’, Bergoglio risponde con le parole di Cristo e della Chiesa. Anche oggi ai numerosi pellegrini in San Pietro che si chiedevano in cuor loro ‘effettivamente perché prego se Dio sa già cosa voglio?’, il Papa ha citato Gesù nel Vangelo di oggi, incentrato sulla parabola della vedova insistente, quando disse: “Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di Lui?” (Lc 18,7).
“Se la vedova è riuscita a convincere quel giudice, volete che Dio non ascolti noi, se lo preghiamo con insistenza?” domanda il Pontefice, precisando subito: “Dio ci invita a pregare con insistenza non perché non sa di che cosa abbiamo bisogno, o perché non ci ascolta. Al contrario, Lui ascolta sempre e conosce tutto di noi, con amore”.
Il vescovo d’Ippona spiegava infatti che a Dio “non importa tanto la manifestazione del nostro desiderio”, piuttosto “che questo desiderio si ravvivi in noi mediante la domanda”. Il fatto è – afferma Papa Francesco – che “c’è una lotta da portare avanti ogni giorno”, la quotidiana battaglia “contro il male fuori e dentro di noi”. Tuttavia non siamo soli a dover combattere, rassicura il Papa: “Nel nostro cammino quotidiano, specialmente nelle difficoltà, il Signore è al nostro fianco; noi lottiamo con Lui accanto, e la nostra arma è proprio la preghiera, che ci fa sentire la sua presenza, la sua misericordia, anche il suo aiuto”.
La lotta contro il male però è “dura e lunga” – avverte il Pontefice – “richiede pazienza e resistenza”, e nel momento in cui abbassiamo la guardia e smettiamo di pregare, dimentichiamo che “Dio è il nostro alleato” e che “la fede in Lui è la nostra forza”. “La preghiera è l’espressione della fede” ribadisce il Papa; per questo Gesù “ci assicura la vittoria”, ma allo stesso tempo domanda: “Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.
“Se si spegne la fede – insiste Francesco – si spegne la preghiera, e noi camminiamo nel buio, ci smarriamo nel cammino della vita”. Allora seguiamo l’esempio di questa vedova del Vangelo che ci esorta “a pregare sempre, senza stancarci”. Ma “non per convincere il Signore a forza di parole” precisa il Santo Padre, giacché “Lui sa meglio di noi di che cosa abbiamo bisogno”, piuttosto perché “la preghiera perseverante è espressione della fede in un Dio che ci chiama a combattere con Lui, ogni giorno, ogni momento, per vincere il male con il bene”.
In questo impegno, il pensiero del Papa va alle “tante donne che lottano per la propria famiglia, che pregano, che non si affaticano mai”. Donne che “col loro atteggiamento ci danno una vera testimonianza di fede, di coraggio, di modelli di preghiera”.
Ricordando poi, dopo l’Angelus, la Giornata Missionaria Mondiale che si celebra oggi, Francesco spiega che la missione della Chiesa è “diffondere nel mondo la fiamma della fede, che Gesù ha acceso nel mondo”. La fede in Dio, afferma, è “Padre, Amore, Misericordia” e “il metodo della missione cristiana non è il proselitismo, ma quello della fiamma condivisa che riscalda l’anima.” Il Papa ringrazia quindi tutti coloro che “con la preghiera e l’aiuto concreto sostengono l’opera missionaria” e commemora Afra Martinelli, missionaria in Nigeria, uccisa per rapina qualche giorno fa. “Tutti hanno pianto per lei, cristiani e musulmani” ha asserito il Pontefice, “lei ha annunciato il Vangelo con la vita, con l’opera che ha realizzato, un centro di istruzione; così ha diffuso la fiamma della fede, ha combattuto la buona battaglia!”.
Come Afra, anche Stefano Sándor ha lottato per la fede. Il giovane laico salesiano, proclamato Beato ieri a Budapest, è stato un “esemplare nel servizio ai giovani, nell’oratorio e nell’istruzione professionale” ha detto Bergoglio. “Quando il regime comunista chiuse tutte le opere cattoliche, affrontò le persecuzioni con coraggio, e fu ucciso a 39 anni”.
Nelle parole del Successore di Pietro, anche la vicinanza per il popolo filippino colpito martedì da un forte terremoto: “Vi invito a pregare per quella cara Nazione, che di recente ha subito diverse calamità”. Poi il saluto ai partecipanti della manifestazione del Pontificio Consiglio della Cultura 100 metri di corsa e di fede: “Grazie, perché ci ricordate che il credente è un atleta dello spirito” ha detto il Papa. Infine, prima del tradizionale “Buona domenica e buon pranzo”, un ultimo speciale augurio: “Oggi in Argentina si celebra la ‘Festa della mamma’: rivolgo un affettuoso saluto alle mamme della mia terra”.