Certo, sampietrini divelti e lanciati contro polizia e carabinieri, cassonetti incendiati, strade ridotte a letamaio non sono il contorno giusto per una passeggiata di salute. Non si tratta di stare da una parte o dall’altra, ma di condannare la violenza senza alcuna ambiguità o fraintendimento. Anche perché, i disordini e le relative dichiarazioni, distolgono l’attenzione dalla reale ragione della protesta: la casa e l’emergenza abitativa, un dramma doloroso prodotto dalla crisi economica. Finora si è girato attorno a un problema o, anzi, lo si è affrontato dal lato sbagliato. Togliere l’Imu sulla prima casa, ad esempio, non può dare un’abitazione a chi non ce l’ha, a chi l’ha persa perché sfrattato o impossibilitato a pagare l’affitto. Disoccupati, esodati, cassintegrati, studenti, pensionati. Ventenni e sessantenni. Le facce della disperazione non hanno età. Cercano di sopravvivere con lavori saltuari a 750/800 euro al mese, nella migliore delle ipotesi, magari anche in “nero”. Somme prosciugate dagli affitti, da proprietari di casa che spesso agiscono senza regole, dalle bollette. Costretti, talvolta, alle occupazioni abusive per trovare un tetto almeno per un giorno o una notte sola. “A quei 150 che chiamano black bloc non gliene frega niente di noi” dicono da Porta Pia, accampati in attesa di un incontro col ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. In fondo, quella di sabato, al netto delle violenze dei black bloc, è stata la manifestazione di tanti “senza diritti”. Aiutarli a non diventare gli “scarti” della società è un dovere di tutti. Ma proprio tutti.