EGITTO – Uscivano dalla chiesa dove avevano appena partecipato al matrimonio di un loro parente. Due giovani, in moto, hanno sparato all’impazzata provocando quattro vittime, tra cui due bambini di otto e dodici anni e venti feriti. Questa volta a bagnarsi di sangue cristiano è il sagrato della chiesa di Nostra Signora nel sobborgo di Warraq di Giza, al Cairo. Cinque i fermati dalla Polizia per questo crimine, quattro sarebbero appartenenti ai Fratelli musulmani. Una scia di morte che riporta all’attentato del Capodanno 2011, ad Alessandria d’Egitto, dove un’autobomba esplose davanti a una chiesa dopo la messa di mezzanotte, causando 21 morti e 79 feriti.
Un progrom anti-cristiano. Una violenza dal sapore di un progrom continuo, incombente sulla minoranza cristiana egiziana, che rappresenta circa il 10% della popolazione che conta 80 milioni di persone. Già a partire dagli anni Settanta. La situazione è peggiorata con la rivoluzione del gennaio del 2011 che portò alla defenestrazione di Hosni Mubarak e all’ascesa al potere dei Fratelli musulmani con Mohamed Morsi, a sua volta deposto dall’Esercito lo scorso 3 luglio dopo manifestazioni di piazza con milioni di persone. Dal quel momento i cristiani sono stati perseguitati dai Fratelli Musulmani che hanno bruciato più di 70 chiese e scuole, distrutto negozi e proprietà dei copti ritenuti sostenitori della Giunta militare “golpista”. Uno dei simboli delle violenze settarie del dopo-Morsi è il villaggio rurale di Dalga, nel governatorato di Minya, dove due chiese, un monastero di oltre 1600 anni e una trentina di abitazioni cristiane sono state distrutte. Per due mesi e mezzo, da luglio al 17 settembre scorso, il piccolo centro è stato sotto il controllo dei sostenitori di Morsi, alcuni dei quali avrebbero perfino costretto gli abitanti cristiani a pagare la gizya: una tassa di protezione imposta dall’impero ottomano ai non musulmani. Solo l’intervento dell’esercito e della polizia ha riportato l’ordine.
Vogliono creare il caos. “Attaccano le chiese per seminare odio e divisione e riportare il Paese nel caos ora che cerca di lasciarsi indietro un anno di governo islamista a guida della Fratellanza musulmana che non ha prodotto risultati di nessun genere. E a farne le spese sono i cristiani”: spiega al Sir monsignor Antonios Aziz Mina, vescovo copto-cattolico di Guizeh. Per lui anche l’attacco nella tarda serata di ieri alla chiesa copta rientra in questa strategia messa in campo dalla Fratellanza musulmana. “Chi poteva compiere un gesto del genere? Chi poteva attaccare una chiesa? Chi altri se non loro, come avevano fatto in precedenza in altri assalti e manifestazioni violente” dichiara il vescovo. A poco servono le condoglianze che i Fratelli Musulmani hanno inoltrato alle famiglie delle vittime, denunciando l’assenza di misure di sicurezza davanti al luogo di culto cristiano. “Ci rattrista il fatto che le autorità appoggiate dai militari, invece di compiere il proprio dovere di protezione, continuino a ignorare gli incendi provocati in forma deliberata, il vandalismo e gli omicidi”. Parole queste dei Fratelli Musulmani che il vescovo cattolico di rito latinoAdel Zaki, vicario apostolico di Alessandria d’Egitto, stigmatizza come “una tattica da loro usata già in altre occasioni: esprimono la loro solidarietà alle vittime, e poi emerge che gli artefici degli attacchi terroristici sono persone legate a loro. L’obiettivo è provocare il caos e poi attribuirne la responsabilità alla debolezza del governo e dell’esercito che non garantiscono la sicurezza. Si vogliono dividere cristiani e musulmani che insieme hanno fatto cadere il regime islamista di Morsi”. Ben altro peso viene invece assegnato alla condanna dell’attentato arrivata dal grande imam di al Azhar, Ahmed el Tayyeb, “un atto criminale contro la religione e i valori”, e dal gran mufti Shawki Allam “le aggressioni contro le chiese sono atti proibiti dalla sharia. Musulmani e cristiani serrino le fila per sbarrare la strada a chi tenta di dividere il paese”.
Fiducia nella nuova Costituzione. A sbarrare la strada agli estremisti potrebbe essere proprio la nuova Costituzione, attualmente in fase di revisione. Si prevede sia pronta fra poco più di un mese. Mons. Mina, che è il rappresentante cattolico in seno alla Commissione di revisione, conferma: “I lavori procedono benissimo e speditamente. Nel testo che stiamo redigendo si parla di democrazia, di libertà, di diritto. L’impronta fortemente islamica che aveva prima è stata un poco alleggerita, pur restando l’Egitto un paese musulmano. Ciò che rifiutiamo categoricamente è uno Stato teocratico”.