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Vocazione Italia: la con-divisione

C’è una parola d’ordine che sembra guidare le vicende socio-politiche di questi giorni.
Ed è divisione. In un certo senso, quella che gli esperti, sociologi e antropologi, chiamano “frantumazione dell’umano”.
Ogni giorno, infatti, si assiste a una sorta di “grande guerra” di tutti contro tutti: ciò che può creare tensione viene pervicacemente utilizzato dai contendenti. Ed ecco, allora, che c’è la “guerra” contro il governo condotta, ovviamente, dalle opposizioni… C’è poi la “guerra” tra i partiti amici/nemici che stanno al governo… Non manca la “guerra” all’interno dei vari partiti… Aggiungiamoci, pure, la “guerra” tra i sindacati e le forze sociali… Senza dimenticare le varie  “guerre” che contraddistinguono la nostra quotidianità. Insomma una sorta di gran calderone, di cui è difficile darsi ragione. È come se non si riuscisse più ad avere una visione d’insieme, che consenta di pensare al futuro.
Sarà colpa della crisi? Gli economisti dicono che la ripresa non ci sarà fino al 2015, ma anche in questo c’è divisione. Viene, quindi, da chiedersi se una delle ragioni dello stato attuale non sia dovuto all’eclissi dell’Infinito nella vita pubblica. Origine, questa, della crisi del nostro tempo che non è solo economica, ma è anche una crisi di speranza e di desiderio del futuro. “In modo più generale – ha recentemente affermato il sociologo Sergio Belardinelli – si potrebbe dire che il nostro tempo ha bisogno di recuperare il pathos per la verità”. Una proposta interessante. Basta guardarsi intorno per notare nei desideri più intimi delle persone e nelle pieghe più nascoste della società, il desiderio di ritrovare il punto focale – la verità – dell’esperienza umana. In questo senso, il 2015 potrebbe rappresentare davvero l’anno per l’uscita dalla crisi. La Chiesa italiana vivrà, infatti, a Firenze, dal 9 al 13 novembre, il 5° Convegno Ecclesiale nazionale, sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.
Uno degli obiettivi del convegno, viene spiegato nell’invito inviato in questi giorni dal Comitato preparatorio, “è quello di proporre alla libertà dell’uomo contemporaneo la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisivi di un nuovo umanesimo. Crediamo, infatti, che l’annuncio dell’evento di Cristo sia capace d’interagire con Chiese e Confessioni cristiane, con le religioni e con le diverse visioni del mondo, valorizzando tutti gli elementi positivi che la modernità può offrire in abbondanza. I cristiani, in quanto cittadini, desiderano abitare con questo stile la società plurale, protesi al confronto con tutti, in vista di un riconoscimento reciproco”.
Un obiettivo che indica già una prospettiva di lavoro per superare le diverse divisioni e frammentazioni. Appuntamento, quindi, al 2015, per una prima verifica sul lavoro fatto e sull’uscita dalle crisi. Con l’augurio che la parola d’ordine non sia più divisione ma con-divisione.

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