La fede ha a che fare con il quotidiano! La santità ha a che fare con la realtà! L’invito del Papa a dire “Permesso, grazie, scusa”, non è una semplificazione della fede, ma un richiamo a non separare la fede dalla vita. Non si può mettere la fede da una parte e dall’altra il lavoro, la famiglia, gli affari, gli hobby. La fede ha bisogno della realtà, del nostro vissuto, dei nostri piccoli gesti. Tutto ha a che fare con Dio: se non fossimo convinti di ciò non saremmo cristiani autentici. E la prima realtà, quella con la quale abbiamo a che fare tutti i giorni è la famiglia! La santità inizia in famiglia. Dire “Permesso, grazie, scusa” in famiglia non è formalismo. Spesso, le convenzioni, il galateo, servono per mantenere le distanze, per evitare un contatto con gli sconosciuti, ma in famiglia, dove le distanze non ci sono, il “permesso, grazie, scusa” ci richiama invece a non dare per scontati gli affetti. Non c’è da inventare grandi cose per essere buoni cristiani. Anzi! Più prendiamo in considerazione i piccoli gesti e più ci rendiamo santi davanti a Dio. Forse, in questo senso, essere santi è più facile di quanto possiamo pensare.
Non c’è fede senza realtà. E la realtà, certo, ci dice che c’è da fare i conti anche con “i piatti che volano”, come dice Papa Francesco. La famiglia cristiana è consapevole che ci sono e ci saranno difficoltà e incomprensioni, ma ha anche la certezza che non si è soli a mandare avanti il progetto iniziato con il sacramento del matrimonio: “Con questa fiducia nella fedeltà di Dio si affronta tutto, senza paura, con responsabilità” ha ricordato Papa Francesco alle famiglie.
E allora forse, per essere santi, qui e ora, non c’è da fare grandi cose, ma, riprendendo una battuta di Massimo Troisi, basterebbe ricominciare da tre. Basterebbe ricominciare da “permesso, grazie, scusa.”