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Deboli e peccatori come San Paolo, mettiamo Cristo al centro della nostra vita

Di Luca Marcolvio da Zenit

Stamattina, a differenza della consuetudine, papa Francesco non ha celebrato la messa a Santa Marta, bensì nella basilica di San Pietro, presso l’altare dove è custodita la tomba del beato Giovanni Paolo II.

L’omelia del Santo Padre si è articolata sulle letture del giorno, a partire dalla Lettera ai Romani in cui San Paolo afferma: “Nessuno può allontanarmi dall’amore di Cristo” (cfr. Rm 8,31b-39).

Paolo, infatti, ha incontrato il Signore e l’ha conosciuto così bene da amarlo e da farne il centro della propria vita, anche “nelle persecuzioni, nelle malattie, nei tradimenti” e in tutte le vicissitudini della vita.

Sulla scia di San Paolo, ogni cristiano autentico vive dell’amore di Cristo, percepisce che la propria vita è stata salvata dal Suo sangue e si sente “amato sino alla fine” dal Signore.

Altro elemento evidenziato dal Papa nella sua omelia è la tristezza di Gesù dinnanzi all’indifferenza di Gerusalemme (cfr. Lc 13,31-35) che, al contrario di San Paolo, non ha “capito l’amore” e la “tenerezza di Dio”.

L’atteggiamento è quello di chi pensa che Dio ami di un amore ‘astratto’ che “non mi tocca il cuore ed io mi arrangio nella vita come posso”: in questo atteggiamento “non c’è fedeltà”, ha osservato il Pontefice. Gerusalemme si è rivelata non fedele e si è “affidata a tanti idoli” che le “promettevano tutto” per poi abbandonarla.

La fedeltà di San Paolo nasce dal suo sentirsi “debole” e “peccatore” ma lui ha “la forza in quell’amore di Dio, in quell’incontro che ha avuto con Gesù Cristo”.

L’infedeltà di Gerusalemme e di molti cristiani, al contrario, sta nella non accettazione dell’amore di Gesù o nel patteggiare questo amore “secondo le proprie convenienze”.

Le domande che dobbiamo porci, ha detto il Papa, sono allora le seguenti: “io somiglio più a Paolo o a Gerusalemme? Il mio amore a Dio è tanto forte come quello di Paolo o il mio cuore è un cuore tiepido come quello di Gerusalemme?”.

Papa Francesco ha infine chiesto che “il Signore, per intercessione del beato Giovanni Paolo II, ci aiuti a rispondere a questa domanda”.

Redazione: