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DIOCESI – Nel monastero dei Santi Apostoli, nella piana di Mush in Anatolia, dopo vicende alterne, finisce un manoscritto miniato che racchiude omelie composte nel Monastero di Avakvank in Armenia attorno al 1200. E’ un libro venerato per la sua forza spirituale, dotato di poteri taumaturgici, testimone della tradizione di fede di un intero popolo.

Durante  il genocidio armeno del 1915 tutti i monaci che custodivano questo testo sacro vengono uccisi, due giovani donne però, Anoush e Kohar, mentre fuggono dal loro villaggio, trovano il manoscritto e decidono di salvarlo: rinunciano a portare altre cose e si fanno carico del libro che, a motivo del peso, dividono a metà.
Dice Kohar: “Il libro ci salverà. Dobbiamo portarlo con noi…ma prima di tutto giuriamo che lo difenderemo con la vita da ogni insulto e profanazione” (A. Arslan, il libro di Mush, Skira 2012, 63-64). Così è arrivato fino a noi.

E’ interessante l’esperienza di queste due donne: i loro cari sono stati trucidati, il villaggio distrutto, non sanno dove andare: il libro diventa un segno di speranza, una possibilità di futuro.

Anche noi oggi abbiamo bisogno di non farci rubare la speranza. Ma come fare? Si legge nella Lumen Fidei: “Nella fede, dono di Dio…..riconosciamo che un grande Amore ci è stato offerto, che una Parola buona ci è stata rivolta e che , accogliendo questa Parola, che è Gesù Cristo, Parola incarnata, lo Spirito Santo, ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e fa  crescere in noi le ali della speranza per percorrerlo con gioia” (n. 7).

La prima cosa da fare allora è mettersi in ascolto di Dio che chiama, per poi portare l’invito agli amici per il banchetto di nozze e vincere la tentazione dell’indifferenza e della chiusura. Forte è il rischio, come ci ricorda l’icona biblica scelta come punto di riferimento per questo anno pastorale, che proprio gli amici, i più vicini rifiutano l’invito perchè hanno altro da fare:Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero” (Mt 15,5-7).

Fortunatamente nella nostra Chiesa non è così!
Papa Francesco anche ad Assisi ha parlato dell’importanza “di uscire per andare incontro all’altro, nelle periferie, che sono luoghi, ma sono soprattutto persone in situazioni di vita speciale” e ha suggerito di andare anche alle periferie che, “per esempio, sono le zone della Diocesi che rischiano di essere ai margini, fuori dai fasci di luce dei riflettori”  (cattedrale di san Rufino,4 ottobre 2013). E quando abbiamo proposto di vivere la celebrazione conclusiva dell’anno della fede a Comunanza, tutti i preti si sono mostrati entusiasti e hanno manifestato il desiderio di coinvolgere le proprie comunità.

Ecco allora l’invito a ritrovarci tutti, consigli pastorali, chierichetti e ministri  della comunione, cantori e catechisti, confraternite e gruppi ecclesiali, famiglie e soprattutto giovani (magari organizzando pullman),  il prossimo 10 novembre a Comunanza. Ringrazieremo  insieme il Signore di questo tempo, voluto da Papa Benedetto XVI, per rafforzare il dono bello della fede, e ci impegneremo a condividerlo perché il mondo creda e credendo trovi la luce per il cammino.

Fra poco, inizieremo il secondo tempo di Avvento in cui ci siamo posti  come obiettivi: l’ascolto della Parola, l’accoglienza dell’invito del Signore e l’impegno a portarlo agli altri senza escludere nessuno.

Cercheremo di riscoprire la ricchezza della Parola di Dio attraverso l’esercizio della Lectio Divina. Ci faremo aiutare, nel secondo incontro formativo a livello diocesano, che si terrà il prossimo 13 novembre, presso la Chiesa di San Benedetto Martire a partire dalle 20.30, da P. Giovanni, priore dell’Abazia di Fiastra.

I preti, sempre desiderosi di stare insieme fraternamente,  vivranno una giornata di ritiro in monastero e, per quelli che vorranno e potranno, ci sarà la possibilità di fare la Lectio Divina ogni martedì presso le Clarisse di San Benedetto del Tronto dalle 15.30 alle 16.30.

I Consigli Pastorali, insieme ai parroci, potranno programmare anche per le comunità parrocchiali un incontro settimanale con la Parola di Dio.

La Diocesi offrirà un sussidio che verrà distribuito in tutte le parrocchie per poter fare un cammino unitario.

Il Signore viene per radunarci attorno alla mensa della “convivialità delle differenze”. Non si dica  ancora di noi : “Ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv. 1,18).

Non manchi in nessuno di noi lo sdegno di fronte alla globalizzazione dell’indifferenza e il coraggio di lasciare “i propri affari”: nessuno potrà rubarci la speranza!

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