Di Francesco Bonini
Non sarà una cosa veloce o frettolosa, ma ci si può aspettare una riforma incisiva. E c’è già una sorta di calendario. La prossima riunione del Consiglio dei cardinali, voluto da Papa Francesco all’indomani della sua elezione per disegnare le nuove prospettive della Curia, è già fissata per i primi di dicembre. E a febbraio, in occasione del Concistoro per la creazione di nuovi cardinali, fissato per la festa della Cattedra di San Pietro, si terrà una riunione non formale del collegio cardinalizio. I cardinali infatti molto verosimilmente faranno il punto sul processo di riforme indicato a gran voce come generale e fondamentale richiesta nel corso delle riunioni delle congregazioni che hanno preceduto l’elezione di Papa Francesco.
Il tutto con grande serenità. Per questo, se è comprensibile che si liberi la fantasia degli osservatori e il relativo toto-nomi, quel che conta è la prospettiva.
Il punto è infatti riuscire a realizzare uno stretto raccordo funzionale tra strutture e apparati, di cui non si può comunque prescindere e che devono essere di grande qualità e valore, e modalità, obiettivi e metodi di quella nuova evangelizzazione, che, lanciata da Paolo VI in un memorabile documento del 1975, non a caso frutto di una Assemblea sinodale, come impellente necessità dopo il Concilio e la sua prima, complicatissima attuazione, seminata in tutto il mondo da Giovanni Paolo II, corroborata da Benedetto XVI di precisi contenuti, Papa Francesco sta testimoniando in modo tanto naturale, quanto sorprendente, con modalità che riescono a parlare veramente a tutta la multiforme, composita, variegata umanità di questo tempo. Un tempo che è difficile da definire, se non forse per le molteplici attese che esprime. E che Papa Francesco interpreta con grande naturalezza, predicando la conversione e la misericordia a tutti e a ciascuno. Il suo “successo” infatti, che non deve ingannare, ma certo deve fare riflettere, è proprio qui: nel sapere porre le domande giuste, tali da suscitare in ciascuno una dinamica di discernimento, come primo e iniziale passo di un cammino spirituale vero.
Posta in questi termini l’operazione istituzionale risulta dunque molto lineare e anche ovvia. Certamente non facile, per la grande complessità dei piani e dei livelli, ma necessaria, perché si tratta di sintonizzare, come sempre, periodicamente, è necessario fare, strutture a obiettivi e necessità sostanziali.
E sono moltissimi nella storia del papato e della Curia, dall’inizio del secondo millennio, esempi di cambi di passo anche molto rapidi.
Il disegno, per una nuova articolazione, dopo quella otto-novecentesca, insomma è in atto. Rappresenta una indubbia sfida, ma anche una opportunità e un pungolo. Per la Chiesa stessa, innanzi tutto, riverberandosi nelle sue diverse articolazioni continentali, nazionali, regionali e diocesane. Ma anche per le altre istituzioni, in tutte le direzioni.
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