Da Zenit di Salvatore Cernunzio
I tre milioni di pellegrini ogni anno, le continue visioni e i messaggi della Madonna ai veggenti evidentemente non sono ancora indizi utili per attenuare lo scetticismo della Santa Sede verso Medjugorje. Il Vaticano invita alla prudenza e avverte che ancora non è possibile stabilire se quelle nel paese bosniaco siano vere “apparizioni soprannaturali”. A risollevare la delicata questione – in esame da tre decenni – è stata la lettera di mons. Gerhard Ludwig Müller inviata il 21 ottobre a mons. Carlo Maria Viganò, nunzio apostolico a Washington, indirizzata ai vescovi americani.
Con la missiva il prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede ha frenato l’entusiasmo dei suoi colleghi d’oltreoceano intenti ad organizzare, in alcune diocesi del New England, cicli di conferenze con “i cosiddetti veggenti di Medjugorie”. Protagonista degli incontri sarebbe stato Ivan Dragicevic, uno dei sei visionari che, dal 1981, assicura di avere apparizioni della Regina della Pace che trasmette a lui e ad altri veggenti, messaggi destinati alla umanità intera.
Müller ha suggerito ai vescovi americani di procedere con cautela, dal momento che da Roma ancora non è giunto un verdetto definitivo. Pertanto, scrive l’arcivescovo, è preferibile che i vescovi americani si attengano “alle regole che impongono a chierici e fedeli di evitare meeting con i veggenti durante i quali la credibilità dei fatti è data per certa”. Questo, anche “per evitare scandali e confusione”.
Non c’è da stupirsi per la mossa del prefetto del Sant’Uffizio. In fin dei conti, la lettera ribadisce la linea ufficiale della Santa Sede, improntata sulla sentenza già espressa dalla Conferenza episcopale dell’ex Yugoslavia nel 1981, secondo cui: “Sulla base dell’indagine condotta, non è possibile stabilire se ci sono state apparizioni o rivelazioni soprannaturali” a Medjugorje.
La lettera di Müller riapre dunque uno spiraglio su un dilemma che va avanti da oltre trent’anni tra le mura leonine. C’è da dire che il testo del presule non era destinato alla pubblicazione, ma l’annullamento improvviso degli appuntamenti con Dragicevic – che già avevano raccolto numerose partecipazioni – ha fatto sorgere parecchi interrogativi, rendendone impossibile la riservatezza.
Oltretevere, intanto, proseguono le indagini per chiarire una volta per tutte se poter elencare Medjugorje tra i luoghi mariani di culto, al pari di Fatima o Lourdes, o considerarla un oggetto di devozione popolare, dove di soprannaturale e divino in realtà non c’è nulla. La prossima riunione a riguardo è stata fissata tra due settimane. Sembra invece che bisognerà aspettare il 2014 per un giudizio definitivo. Previa approvazione del Pontefice.
Dal 2010, Papa Ratzinger aveva istituito un’apposita commissione internazionale d’inchiesta che ha avuto un gran da fare in questi anni tra la raccolta e l’analisi di documenti, testimonianze, filmati, e il quotidiano vaglio delle tante guarigioni e dei presunti miracoli. Presidente della commissione è il cardinale Camillo Ruini, il quale sin dalla prima riunione ha dichiarato che sarebbe passato molto tempo prima che si arrivasse ad una decisione definitiva. Per la complessità della questione certo, ma anche per i pareri discordanti all’interno della stessa Chiesa cattolica.
È risaputo infatti, che l’affaire Medjugorje unisce e (soprattutto) divide. Da un lato, c’è un gruppo vescovi e prelati convinti della veridicità assoluta dei racconti dei veggenti. A capo di questa corrente c’è il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, che nel 2010 si era recato nel paesino bosniaco per un pellegrinaggio privato. Al suo ritorno disse: “Bisogna chiudere gli occhi per dubitare che a Medjugorje scorrano fiumi di Grazia. Per me questa è una cosa evidente, la Chiesa sicuramente non la può trascurare”.
Dall’altro lato, c’è chi è invece cinico e sospettoso, chi si appiglia al fatto che è difficile capire quali siano i veri messaggi della Vergine in mezzo ai tanti falsi in circolazione e alle centinaia di traduzioni. O chi, come il vescovo di Mostar-Duvno mons. Ratko Peric, afferma: “A Medjugorje la Madonna non è mai apparsa!”
L’incertezza regna sovrana. Secondo alcuni network cattolici Usa, la lettera alla nunziatura di Washington non è altro che il preludio al futuro giudizio negativo della Congregazione per la Dottrina della fede. Se così fosse, chi andrà a spiegare ai milioni e milioni di fedeli che ogni anno popolano il paesino bosniaco, che tutto ciò che accade a Medjugorje, grazie al quale affermano di aver trovato la fede, non constat de supernaturalitate [1]? Ha ragione Müller: per ora, è meglio procedere con molta molta prudenza.
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NOTE
[1] È questa la formula usata quando non si hanno elementi che affermano con certezza la soprannaturalità di un evento. L’altra espressione consta che non, è usata invece per bollare fenomeni come sicuramente fasulli.
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Volevo segnalare che la nota a pie' pagina contrassegnata come [1] è sbagliata.
I giudizi alle apparizioni presunte secondo la normativa della Chiesa sono soltanto due:
"constat de supernaturalitate", cioè valutazione positiva;
"non constat de supernaturalitate", cioè valutazione negativa.
Il "constat de non" è stato introdotto da taluni commentatori giornalistici per "alleggerire" il giudizio negativo "non constat" già espresso due volte dalle Chiese locali, che significa parere NEGATIVO, e che mons. Muller ha ribadito. Come conseguenza del parere negativo i chierici e i fedeli "non possono - e non sono consigliati a non - partecipare ad incontri, conferenze, o celebrazioni pubbliche in cui la credibilità di queste “apparizioni” venga data per certa".
In realtà non esiste e non è preso in considerazione un giudizio "constat de non"; le fonti di quello che dico sono il documento stesso, disponibile nel sito vatican.va all'indirizzo
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19780225_norme-apparizioni_it.html
Inoltre in un'intervista, il card. Angelo Amato sull'argomento ha fatto definitiva chiarezza, affermando: "Nelle Norme di cui stiamo parlando si parla solo di constat de e non constat de. Non si fa cenno al constat de non". La fonte di questa intervista è all'indirizzo:
http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_diocesi/218/2008-07/09-28/Rassegna%20stampa%209%20luglio%202008.htm#tre