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Croazia, protezione costituzionale al matrimonio “comunità donna-uomo”

Nike Giurlani

Il primo referendum d’iniziativa popolare in Croazia avrà come tema la famiglia. È ciò che chiede a gran voce un’ampia parte dei cittadini, i quali, seguendo il movimento civile “U ime obitelji” (“In nome della famiglia”), guidato da Željka Markić, hanno raccolto oltre 750mila firme a sostegno della causa. L’iniziativa, nata nell’ambito dell’associazionismo cattolico laicale, ha ricevuto ben presto il sostegno della Conferenza episcopale croata, della Chiesa ortodossa e della Comunità musulmana, nonché delle altre chiese cristiane del Paese. Grazie all’opera di oltre 6mila volontari, dislocati in 2mila postazioni nei luoghi pubblici di tutta la nazione, compresi luoghi di culto cattolici e islamici, i fautori di tale movimento avevano raggiunto già nella prima settimana il quorum richiesto di 375mila firme. Nel corso della raccolta, il governo croato ha però innalzato il quorum a 450mila firme, ma l’iniziativa ha continuato a mietere consensi e il risultato è che il 1° dicembre gli elettori saranno chiamati al voto e dovranno rispondere a questa domanda: “Siete d’accordo che una disposizione che stabilisce il matrimonio come un’unione tra un uomo e una donna sia inserita nella Costituzione della repubblica croata?”. Se il referendum dovesse ricevere il sì della maggioranza dei votanti, s’introdurrebbe nell’ordinamento giuridico una definizione univoca di matrimonio, attualmente assente dai principi della Costituzione. Una possibilità che è destinata a diventare ben presto realtà – e che sta attirando l’attenzione di diversi altri Paesi europei – come sostiene Željka Markić, principale fautrice e sostenitrice dell’iniziativa.

Markić, che cos’è, esattamente, “In nome della famiglia”? 
“È un’iniziativa civile che riunisce le singole persone, le famiglie e le organizzazioni della società croata impegnate per la promozione dei valori umani universali, nonché le associazioni religiose, le comunità e i movimenti, e, infine, tutti coloro che ritengono che il matrimonio sia caratterizzato solo dall’unione tra un uomo e una donna. Questa iniziativa ha ricevuto il sostegno di tutte le principali comunità religiose: la Chiesa cattolica, che in Croazia è la più grande, la Chiesa ortodossa, la Comunità musulmana, quella protestante, ma anche cinque partiti parlamentari e quindici gruppi non presenti in Parlamento danno il loro appoggio”.

Quali sono gli obiettivi principali?
“Proteggere costituzionalmente il matrimonio come comunità tra donna e uomo, attraverso il meccanismo più democratico che esista, il referendum”.

Quali risultati prevedete?
“Siamo arrivati a questa fase perché in poco più di due settimane sono state raccolte oltre 750mila sottoscrizioni. Ciò significa che un 20 per cento dei cittadini con diritto al voto ha chiesto il referendum che intende dare una protezione costituzionale al vincolo del matrimonio. In tal modo, i cittadini croati impediranno al governo qualsiasi ridefinizione di tale concetto. E si dovrà rispettare la volontà della maggioranza”.

Come si pone attualmente il governo croato di fronte alla vostra iniziativa?
“Si sta opponendo. Tutti i ministri e il presidente stanno utilizzando lo spazio pubblico per attaccare l’iniziativa e per rimarcare il loro dissenso e la contrarietà al voto. Ma è proprio di fronte a questa circostanza che è ancora più importante dare una definizione chiara, anche a livello costituzionale, del matrimonio”.

Pensa che questa situazione possa causare delle tensioni all’interno del Paese?
“La maggioranza della nostra società, come attestano i dati, crede e sostiene che il matrimonio sia rappresentato da una unione tra una donna e un uomo. I sondaggi parlano del 90 per cento di persone che condividono questo pensiero. Siamo in molti, quindi, a credere che ci sarà un’alta affluenza alle urne e anche un’alta percentuale di persone che daranno il loro appoggio alla causa. La richiesta mossa dagli elettori di indire un referendum su tale questione ha creato problemi solo al governo e ai media che sono sotto il suo diretto controllo. Con l’aiuto di ong, finanziate e controllate sempre dal governo, cercano di ostacolare il voto, ma in Croazia, per questo referendum c’è una visione ampia e gli elettori votano non solo per la tutela della famiglia, ma anche della democrazia”.

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