Di Francesco Bonini
Nove grandi questioni e trentotto domande specifiche: qualcuno le ha definite spigolose, spinose, puntute. È piuttosto un questionario franco, con un obiettivo preciso, quello proposto nel documento preparatorio per l’assemblea straordinaria del Sinodo, che ha come tema “annunciare il Vangelo nelle – cioè assumendo coraggiosamente e francamente, senza edulcorarne la portata – sfide pastorali di oggi circa la famiglia”.
Ci sarà modo di entrare nel merito dei temi proposti alla riflessione di tutta la Chiesa, anche se i tempi dettati per questa grande consultazione sono stretti. Perché il punto importante – e l’obiettivo di questa consultazione, che si è esplicitamente voluta pubblica, il più larga e incisiva possibile – è proprio la partecipazione corale a un evento di Chiesa. In concreto lo stesso Sinodo dovrà “precisare lo status quaestionis e raccogliere testimonianze e proposte dei vescovi per annunciare e vivere credibilmente il Vangelo per la famiglia”. Sarà la prima tappa di un percorso che, nella successiva assemblea ordinaria, prevista per il 2015, cercherà di definire “linee operative” di pastorale.
Del resto subito il Papa l’aveva indicata come una delle linee-chiave del suo pontificato: sinodalità. E ora ci siamo. La riforma della segreteria del Sinodo è già stata avviata nel quadro della riforma complessiva della Curia proprio per affermare in termini operativi questo indirizzo. E all’interno di questo processo molto articolato, che il concetto di sinodalità richiama, un posto importante ha proprio questa prassi antichissima della consultazione. È un concetto e soprattutto una prassi fondamentale nel processo decisionale fin dai tempi apostolici e in epoca recente ha avuto proprio nella fase di preparazione del Concilio Vaticano II un momento d’indubbio rilievo, quasi premessa dello stile di lavoro del Concilio stesso. Oggi il quadro planetario è ormai tutto straordinariamente e permanentemente connesso: ci sono dunque molte più possibilità per una significativa consultazione, che ovviamente è qualcosa di ben diverso da una prassi referendaria o elettorale.
La consultazione è, infatti, un atto di partecipazione e, nello stesso tempo, di prudenza, quella virtù che, nella tradizione patristica, è l’auriga delle altre virtù, proprio perché “dispone la ragione a discernere, in ogni circostanza, il nostro vero bene e i mezzi adeguati per attuarlo”. Ben diversa dalla prudenza nel senso corrente, la virtù cardinale è fondata sulla consapevolezza della realtà e dispone anzi al più sereno coraggio.
Così nel questionario sono richiesti dati concreti e, nello stesso tempo, anche una valutazione di indirizzo e di sensibilità, in stretto rapporto con la realtà.
Domande trasparenti, disposizione all’ascolto e al discernimento, larga, capillare, partecipazione: sono gli ingredienti per una preparazione del Sinodo che permetta di andare al fondo delle cose. Nello stile di un pontificato che sta delineando i suoi percorsi: sostanziali e sorprendenti.
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