Di Antonio Benigni presidente CSI
DIOCESI – Quando nel 2007 alla partenza ufficiale del torneo di calcio “Clericus Cup” rivolto ai seminaristi e sacerdoti, promosso dal Centro Sportivo Italiano, si erano presentati circa 200 giornalisti, è stato palese l’interesse con cui il mondo guarda al rapporto Chiesa/sport.
Perché tanta curiosità se si fa sport all’ombra del Cupolone? Perché, soprattutto, la Chiesa dovrebbe interessarsi allo sport?
Diceva nel lontano 1945 Pio XII agli sportivi romani riuniti nella solennità della Pentecoste. “Che cosa è lo “sport” se non una delle forme della educazione del corpo? Ora questa educazione è in stretto rapporto con la morale. Come potrebbe la Chiesa disinteressarsene?”.
Nel secolo passato, Parrocchie ed Oratori con la loro opera hanno fatto crescere la coscienza civile delle potenzialità educative dello sport, evidenziando l’importanza dell’esperienza sportiva come sostegno ad una pastorale giovanile.
Nella società contemporanea, lo sport è diventato un fenomeno di massa. Un fenomeno culturale che meglio caratterizza la vita dell’uomo contemporaneo. Intorno ad esso sono nati e si sono sviluppati comportamenti, linguaggi, idee e stili di vita, che da un lato connotano comunità locali e nazionali, dall’altro costituiscono un sistema universale di relazioni.
Per tale motivo lo sport rappresenta un aspetto fondamentale della cosiddetta cultura di massa. Si potrebbe quasi dire che “ La cultura non è figlia del lavoro, ma dello sport.”
Lo sport occupa uno spazio enorme nel mondo della comunicazione, e sia praticato in prima persona o vissuto come intrattenimento, fa oramai parte della quotidianità dell’uomo.
Ma la crisi dei valori e la mancanza di un sistema etico coerente sembrano oggi aver offuscato la valenza educativa e formativa dello sport, lasciando prevalere esclusivamente l’aspetto della competizione, e di una competizione non sempre rispettosa delle regole.
La chiesa nella sua missione di annunciare Cristo a tutti gli uomini, non può ignorare la sfida pastorale che ai nostri giorni le viene dal mondo dello sport.
In occasione della ventesima edizione dei Giochi olimpici invernali Benedetto XVI scrisse nel suo messaggio che il Verbo incarnato, luce del mondo, “illumina l’uomo in ogni sua dimensione, compresa quella sportiva, che attende anch’essa di essere illuminata da Dio mediante Cristo, perché i valori che esprime siano purificati ed elevati sia a livello individuale che collettivo”. Infatti i valori dello sport – come diceva Giovanni Paolo II- non sono automaticamente assicurati. Come tutte le cose umane, hanno bisogno di essere purificati, protetti. Lo sport attende la luce di Cristo.
Questo vastissimo campo d’impegno cristiano è aperto soprattutto all’azione dei fedeli laici e delle loro aggregazioni, chiamati a collaborare “responsabilmente” alla missione della Chiesa. Ma il loro apostolato, sarebbe povero senza la presenza e l’opera dei sacerdoti che mediante l’annuncio della Parola, la celebrazione dell’Eucaristia e l’amministrazione dei sacramenti , siano di orientamento e guida alla vita cristiana di quanti operano per far tornare lo sport alle sue vere radici, affinché esso possa rispondere, senza snaturarsi , alle esigenze dei nostri tempi: uno sport che tuteli i deboli e non escluda nessuno, che liberi i giovani dalle insidie dell’apatia e dell’indifferenza, e susciti in loro un sano agonismo. Uno sport che riconduca alla piena valorizzazione di ogni persona.
La chiamata è per tutti , nessuno escluso, ognuno con i propri talenti e ognuno nel proprio ambito e ruolo, affinché lo sport possa rientrare nelle parrocchie, negli oratori e nei programmi pastorali a beneficio soprattutto della crescita delle nuove generazioni, poiché non è più sufficiente sostenere che si fa sport, solo perché il campo parrocchiale viene dato in appalto.