LORETO – Durante la veglia di preghiera che si è tenuta presso la santa Casa di Loreto in occasione del Secondo Convengo Ecclesiale delle Marche, abbiamo potuto ascoltare la testimonianza di Chiara e Maurizio.
“Io e Maurizio ci siamo conosciuti nel ‘91 sotto il tetto dello stabilimento dell’Antonio Merloni di Fabriano, lungo le linee di montaggio. Dopo meno di 4 anni ci siamo sposati e nel ‘97 è nata nostra figlia Michela”. A parlare di quella che sembra “una famiglia come tante” è Claudia Mattioli, di Fabriano, che qui a Loreto – insieme con sui marito, Maurizio Aringolo – ha raccontato di come una famiglia possa affrontare un dramma come la perdita del lavoro grazie alla forza della fede. “Nel 2008, lo stabilimento dove ci siamo conosciuti ed eravamo dipendenti, purtroppo chiude”, ha raccontato Chiara: “L’azienda viene commissariata ed entra in procedura di amministrazione straordinaria, insieme ai nostri colleghi siamo sottoposti a regime di cassa integrazione a zero ore”. “Perdere il lavoro – la testimonianza di Claudia – ha significato anche far morire il nostro entusiasmo, il piacere di vivere in società attivamente, ha messo in discussione il nostro ruolo di genitori, abbiamo temuto di non essere più un riferimento per nostra figlia, la base sicura che pensavamo essere raggiunta è franata, al punto da farci cadere, impoverendoci del senso d’identità e dignità che pensavamo ci appartenesse”.
Così “l’equilibrio familiare si è inclinato”, e la coppia aveva di fronte a loro solo due strade: “continuare a piangerci addosso osservando le ferite, oppure reagire, rialzarsi da terra e cercare di sanare gradatamente le lesioni. La fede ci ha condotti ad intraprendere la seconda strada, più difficile e laboriosa, ma sicuramente più dignitosa”. Per “reinventarsi”, è stato necessario frequentare corsi formativi, effettuare tirocini: “Riqualificarsi ha comportato il fondamentale impegno della famiglia, che di volta in volta si è dovuta riadattare, tenendo conto delle necessità del momento”.
“Questa storia purtroppo si ripete in molte altre case e non solo nella nostra”, hanno fatto notare i coniugi di Fabriano: “la globalità di cui tanto si parla infatti, non tiene affatto conto dell’individuo e della famiglia, posta spesso in secondo piano, al contrario la disponibilità e flessibilità richiesta sono possibili solo grazie a tante rinunce familiari, andando contro la propria natura di stare quotidianamente insieme”. “Questo fa star male, ma se la stabilità che vogliamo è un mare calmo malgrado la tempesta, allora il coraggio inevitabilmente diventa una necessità, proprio quell’ingranaggio che non è andato secondo le previsioni, stimola la passione e si tramuta in energia vitale”, hanno concluso Claudia e Maurizio.