Di Patrizia Caiffa
I primi quattro/sei mesi del 2014 saranno duri per 4 milioni di italiani poveri che ricevono aiuti alimentari da 15mila parrocchie, empori, mense e strutture caritative: nonostante le crescenti richieste a causa della crisi, si rischia un black out negli aiuti, dovuto alla chiusura, il 31 dicembre del 2013, del Programma europeo gestito dall’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura che ogni anno, dal 1987, destinava circa 100 milioni di euro agli enti caritativi italiani per l’acquisto di beni alimentari a favore degli indigenti. Queste risorse saranno sostituite da un fondo nazionale e uno europeo che però rischia di raggiungere, al massimo, 65 milioni di euro, con un buco di 35 milioni rispetto agli stanziamenti attuali. Sui banchi dei vari Empori della solidarietà della Caritas non ci saranno più prodotti come il riso, la pasta, il latte, i formaggi, i legumi, la farina, i biscotti, la polpa di pomodoro, i biscotti per l’infanzia, l’olio di semi e le fette biscottate. E se in parrocchia da gennaio a giugno mancherà il pacco viveri per i poveri, non dipenderà dalla Chiesa italiana che ha tagliato i fondi alla carità: al contrario, i progetti 8xmille destinati agli interventi caritativi nelle diocesi, all’interno dei quali sono previsti anche aiuti alimentari, sono saliti del 34,5% dal 2011 al 2012, e sono state attivate specifiche iniziative contro la crisi (985 progetti ad agosto 2012). Negli ultimi mesi, da giugno a settembre 2013 sono pervenute a Caritas italiana 22 richieste di sostegno economiche da altrettante diocesi, pari a circa 600 mila euro, di cui il 40% (240 mila euro) serve per acquistare cibo e generi di prima necessità. Nel 2013 la ripartizione dell’8xmille destinata alle diocesi per gli interventi caritativi è stata di 125 milioni di euro.
In allerta da ottobre. Le parrocchie e gli enti caritativi italiani sono in stato d’allerta dal 21 ottobre 2013, quando è arrivata la nota informativa dell’Agea, organismo pagatore dell’Unione europea, che avvisava della cessazione della distribuzione di aiuti alimentari agli indigenti a partire dal 2014. Caritas italiana ha subito inviato, nei giorni successivi, una circolare alle Caritas diocesana per chiarire la situazione. Al posto dei 100 milioni di euro l’anno si potrà contare, per il futuro: su un Fondo nazionale di 5 milioni di euro, istituito dal governo Monti, approvato ieri in Senato nell’ambito della legge di stabilità ma che dovrà aspettare ancora l’ok definitivo della Camera dei deputati; di un nuovo Fondo aiuti europei agli indigenti (Fead), il cui finanziamento dovrà essere approvato entro il 10 dicembre, stimato in circa 40/50 milioni di euro l’anno di quota europea, a cui potranno essere aggiunti 10/20 milioni di euro di quota volontaria da parte dei governi. Questo nuovo Fondo – che sostituisce il Pead – ha come obiettivo di promuovere la coesione sociale nell’Ue per ridurre il numero di persone a rischio o in condizioni di povertà, nell’ambito della Strategia Europa 2020, fornendo prodotti alimentari e beni di consumo alle persone indigenti, con particolare attenzione ai senzatetto e ai bambini. “Il problema – spiega Francesco Marsico, vice direttore di Caritas italiana – è che la cifra complessiva dei due fondi è comunque inferiore ai 100 milioni di euro dell’Agea, e che l’iter burocratico per arrivare all’approvazione e alla disponibilità dei fondi del Fead è molto lungo e non si concluderà prima di aprile/giugno 2014”.
La “fantasia della carità” messa alla prova. Da gennaio a giugno, dunque, tutti gli enti caritativi che distribuiscono aiuti alimentari saranno in difficoltà: l’Agea ha coperto finora il 60% delle spese per i prodotti, il restante 40% viene raccolto nei territori tramite campagne di solidarietà, offerte di privati, collette nei supermercati, eccetera. Per sopperire a questa carenza le Caritas diocesane e parrocchiali si stanno sforzando di mettere in pratica una fantasia della carità senza precedenti. E’ nato perfino un coordinamento dei sette principali enti caritativi che distribuiscono aiuti alimentari – Fondazione Banco alimentare, Fondazione Banco Opere della carità, Comunità di S. Egidio, Croce rossa italiana, Banco alimentare di Roma, Associazione Sempre insieme per la pace, Caritas italiana, San Vincenzo de Paoli – che sta portando avanti un’azione di lobby e advocacy presso le istituzioni, soprattutto il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che sarà il nuovo gestore del Fead. Il Presidente del Consiglio Enrico Letta è informato della questione. Il prossimo 5 dicembre il coordinamento di associazioni “Insieme per l’aiuto alimentare” incontrerà anche il presidente del Senato Pietro Grasso. Per Marsico i prossimi mesi saranno molto difficili: “Servirebbe un aumento di risorse già nella legge di stabilità. E se non ci sono i soldi, sarebbe stato meglio usare i 40 milioni destinati all’ampliamento della sperimentazione della social card a questa emergenza”.
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sarà vero quello che avete scritto ma ci dovrebbe essere piu controlli per i vari punti di distribuzioni alimentari per i poveri...