RIPATRANSONE – Don Lanfranco Iachetti, parroco di San Savino di Ripatransone, è giunto in data 3 dicembre al 25esimo anno di sacerdozio. Abbiamo raccolto alcune parti della sua testimonianza nel corso della veglia “qualsiasi cosa vi dica, fatela”, svoltasi il 30 novembre proprio a San Savino.
“Come mi sorprende Dio dopo 25 anni di Sacerdozio? Come sorprende Dio Roberto, Matteo e Giuseppe? Con un tempo, preciso. E anche quando questo tempo non può sembrare preciso, Dio c’era e fa di tutto perché sia il suo tempo. Ho vissuto qualche giorno fa l’incontro con Papa Francesco. Un incontro che desideravo, ma non con quella sorpresa con cui mi è stato consegnato. Quando sono arrivato a Santa Marta, era ad attendermi Sua Eminenza, il Cardinale Angelo Comastri. Ricordo di aver sentito – l’emozione era tanta – una parola : “quanto sei caldo Lanfranco”. Faceva freddo, un freddo terribile, è l’emozione, è la sorpresa, io ho detto: no, non è la sorpresa, è la vita che mi fa essere così. Quando ho avvicinato il Santo Padre ho sentito dentro di me lo stesso calore che ha avvertito S.E. il Cardinale Angelo, mio padre nello spirito. E la cosa che mi ha stupito è che il Santo Padre mi ha chiamato per nome. Don Lanfranco. E io ho detto al Santo Padre “Santità sono qui a consegnare un pezzo della mia storia”, lui mi guarda sorpreso e mi dice: “la vita non ha pezzi, la vita Dio la conosce per intero, sii felice, che Dio conosce tutta la tua vita”. […] Che cosa ho fatto per vivere questa sorpresa di Dio e quali sono le coordinate che posso suggerire ai neo eletti presbiteri? Prima di tutto la determinazione della vita: la vita ci chiede di essere vissuta […] la determinazione: cari amici, cosa importante questa, importantissima, essere determinati, e se si ripercorre in moviola tutta la mia esperienza, le spinte che ho ricevuto e che mi hanno dato input per andare avanti è stata la mia determinazione, a volte anche testarda, ma determinata e se certi passaggi sono entrati nell’ingranaggio della chiamata è grazie alla determinazione […] La seconda cosa è il desiderio. Scrive Don Tonino Bello che il desiderio è il primo impulso per conoscere e capire, è la radice di una pianta delicata che se sai coltivare ti tiene in vita. […] La terza cosa è la fedeltà. Oggi per una pazzia o per una intuizione o per un tuo modo di fare ti giochi tutto. Sappila giocare la vita. […] Il mio sacerdozio è nato sotto l’abito celeste di Maria, è una vocazione mattutina. Ricordo le mie eucarestie insieme al mio grande e unico Curato Don Francesco Traini. Come dimenticare questo, questo amore per l’eucarestia e per il sì di Maria: me lo ha contagiato, in maniera sorprendente […] Chiediamo al signore che questa determinazione, che questo desiderio e questa fedeltà torni a risbocciare in maniera naturale nella nostra vita. […] Ogni cuore può diventare un cuore missionario”.