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Essere “Chiesa in rete” per fare dei media occasione di incontro

Il laboratorio sui “nuovi linguaggi mediatici” proposto nell’ambito del Convegno Ecclesiale Marchigiano è stato per le diverse realtà marchigiane una piattaforma di riflessione e di confronto. Mentre il nostro mondo si trasforma in fretta, lo stesso web sta cambiando il suo volto, mettendoci di fronte a qualcosa che non si può più semplicemente rifiutare o sconsigliare: la rete propone forme nuove di comunicazione e di relazione, i social network hanno assunto nella vita quotidiana dei più giovani un ruolo consistente, che ne influenza stili di vita e percezione della realtà. Un educatore che si proponga di mettersi in cammino al fianco dei ragazzi non può fuggire da queste forme di contatto e di certo non può esimersi dal conoscerle in profondità, con tutto ciò che comportano nella vita concreta delle persone.

È stato ricordato a proposito il Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la XLVII giornata mondiale delle comunicazioni sociali, nel quale è affermato: “Lo scambio di informazioni può diventare vera comunicazione, i collegamenti possono maturare in amicizia, le connessioni agevolare la comunione. Se i network sono chiamati a mettere in atto questa grande potenzialità, le persone che vi partecipano devono sforzarsi di essere autentiche, perché in questi spazi non si condividono solamente idee e informazioni, ma in ultima istanza si comunica se stessi”

I nuovi mezzi di comunicazione non possono essere una scusa per nascondersi, per inventare nuove forme veloci e sbrigative, di rapporti interpersonali. Essi chiedono invece un coinvolgimento personale, il mantenimento di una dimensione di relazione. “Possiamo pensare nuovi metodi con cui la Chiesa comunichi con i fedeli e col mondo”, ci si è detti in apertura del laboratorio, “ma questi sarebbero inutili se non sappiamo cosa comunicare.” E ci si è trovati d’accordo nel ritenere che la comunicazione deve avviene sempre in funzione di un incontro, che non si possa limitare alla condivisione di idee e pensieri, ma sia il corrispettivo di una vicinanza reale, della presenza reciproca. Questo è particolarmente vero per il cristiano, perché comunicare Cristo è comunicare un incontro personale e concreto, che vive una presenza attraverso la Parola, ma che va al di là delle parole. Non si può, insomma, avere la pretesa di “persuadere alla fede” attraverso concetti e informazioni.

La strada da compiere per un uso diffuso e consapevole della rete nelle diocesi marchigiane è ancora lunga.
Ad eccezione de L’Ancora Online
nella nostra diocesi, mancano del tutto i giornali diocesani web, un efficace strumento di comunicazione tra le realtà ecclesiastiche ma anche con chi si trova fuori dalla Chiesa, mentre la scarsa conoscenza del social networking da parte di molti sacerdoti e educatori porta ad un uso limitato o errato degli stessi. Per intervenire in questo senso, è stata avanzata la proposta di attivare incontri formativi rivolti a tutte le figure di educatori, che avrebbero occasione di comprendere non solo il funzionamento delle piattaforme ma anche il modo in cui influenzano la percezione del mondo dei giovani. Proposta inoltre, al fianco dell’attivazione di servizi online diocesani di comunicazione, la loro messa in rete attraverso un network regionale, che permetta di ampliare le frontiere al di là della diocesi e promuova iniziative e concorsi regionali. I delegati del laboratorio hanno dato la loro disponibilità a monitorare la situazione e tenere aperta la discussione su queste tematiche.

Simone Caffarini: