Una “casa della carità e della misericordia” per il recupero delle vittime di abusi e l’assistenza alle loro famiglie.
È questo Casa Meter, la struttura inaugurata domenica ad Avola e fondata da don Fortunato Di Noto, sacerdote da 20 anni impegnato nella lotta agli abusi e alla pedofilia, soprattutto all’interno della Chiesa. Una battaglia ardua, per cui il sacerdote ha ricevuto anche minacce di morte, ma che continua a portare avanti, perché – spiega – non si può tacere di fronte a questa ‘strage degli innocenti’. ZENIT lo ha intervistato.
Cos’è la Casa Meter inaugurata domenica?
Don Fortunato Di Noto: È una concreta e operosa risposta ecclesiale e sociale alle vittime degli abusi e della pedofilia; una struttura realizzata con fortissimi sacrifici da parte dell’Associazione Meter. L’abuso è devastante e richiede un permanente accompagnamento per superare il trauma. Quando infatti comincia il “calvario” – il processo per dare giustizia e sostegno sociale alla vittima – molto spesso la comunità attorno alla famiglia del bambino abusato si chiude a riccio. Casa Meter offre allora un ambiente sereno e protettivo in cui il piccolo può iniziare un percorso di assistenza spirituale, psicologica e terapeutica secondo criteri professionali qualitativi e valutativi acquisiti nei 20 anni di attività a tutela dei minori.
Nel telegramma inviato alla vostra associazione, Papa Francesco esorta “a proseguire sulla strada del generoso impegno a servizio dei più piccoli, sempre animati da sentimenti di genuina carità e di amore al prossimo”. Che effetto le fanno le parole del Pontefice?
Don Fortunato Di Noto: Gratitudine e profonda vicinanza. Questa sensibilità evangelica e apostolica, oltre che umana, incoraggia chiunque. Noi proseguiremo in questa missione, in questa vocazione a “servire i piccoli” e a rendere la vita dei bambini, dell’uomo, senza violenza e sopraffazione. Sono tante le periferie del mondo, anche in internet, e la nostra presenza da decenni è stata una “scialuppa”, un pronto soccorso per chi è nel bisogno, lacerato dal non-senso della vita e dalla barbarie che alcuni uomini compiono sui più piccoli.
Cosa pensa della Commissione per la protezione dei minori e la prevenzione degli abusi che il Papa ha deciso di istituire, su proposta del Consiglio dei cardinali?
Don Fortunato Di Noto: La Chiesa deve stare sempre dalla parte dei piccoli, dei deboli, dei poveri, degli abusati nel mondo. E non può tacere o tenere nascosto il male. La Commissione potrebbe ben coordinare le azioni di prevenzione e informazione, tutela e raccordo di aiuti. È una materia delicata, per cui è inefficace diventare tuttologi. Chi conosce il dolore indica la via della guarigione. Spero pertanto che l’azione della Commissione non sia una struttura solo per l’emergenza, ma un cammino permanente.
Benedetto XVI ha lottato senza sosta contro l’“orrendo crimine” degli abusi su minori da parte di membri del clero. In un’udienza ad aprile, Francesco ha esortato la Congregazione per la Dottrina della Fede a proseguire sulla linea di Ratzinger. Lei vede continuità, da questo punto di vista, tra i due Papi?
Don Fortunato Di Noto: Benedetto XVI ha avuto un grande coraggio, nonostante gli attacchi diretti e indiretti alla sua persona provenienti da tutto il mondo, anche cattolico. Un grande uomo e un Papa capace di rendere visibile un dramma nella Chiesa, sotto gli occhi di tutti. Con Francesco – al contrario di ciò che pensa certa intellighenzia cattolica – non c’è stato mai un cambiamento di rotta. Bergoglio non solo prosegue il lavoro del predecessore, ma chiede “purificazione e guarigione”, “discernimento nei seminari” e pastori con l’odore delle pecore e non con il sangue degli agnellini sul petto. Lo scandalo della pedofilia nella Chiesa sarà la ragione del rinnovamento.
Secondo lei qual è la radice dei problemi di pedofilia nella Chiesa? Si potrebbe prevenire, ad esempio, prestando più attenzione alla formazione dei sacerdoti?
Don Fortunato Di Noto: La crisi di questa società frammentata, fragile, relativista colpisce anche i sacerdoti, che non sono “superuomini”. Essi devono – dobbiamo – saper camminare con gli altri uomini, riconciliarci con la nostra storia personale e comprendere l’alta responsabilità a cui siamo chiamati. La preghiera, l’eucarestia, lo spogliarsi di sé e delle ricchezze del mondo, possono essere tracce. Se poi uno non ha la vocazione è bene che non si faccia prete, e a volte questo non accade. Spesso ho paura di tanti giovani che trovano solo un rifugio e non un recinto sempre aperto. Il seminario è un luogo dove dobbiamo sempre vigilare sui contenuti, sull’essenza. E i formatori non si ritengano autosufficienti. Non abbiamo bisogno di numeri, ma di uomini capaci di generare alla fede e di essere fecondi. Inoltre, penso che i preti che si macchiano dell’orrendo reato della pedofilia dovrebbero avere il coraggio di non fare più i preti. Non possono essere più chiamati “padri”…
Sono vent’anni che l’associazione Meter combatte contro i casi di pedofilia e di abusi su minori. Che frutti ha portato la sua battaglia?
Don Fortunato Di Noto: Rispondo con i numeri: più di 1.200 vittime di abusi aiutati, circa un milione di siti pedopornografici denunciati; 2.600 convegni a cui abbiamo partecipato. Prima che ci fossero le leggi in Italia siamo stati noi di Meter, nel 1997, a far approvare la primo mozione al mondo di un Parlamento contro la pedofilia. Quando nella Chiesa neanche si pensava al problema, noi compivamo già atti di pastorale e prevenzione degli abusi. Abbiamo incontrato ogni anno migliaia di studenti, famiglie, seminaristi, parroci, vescovi. Il frutto è aver salvato bambini e aver contribuito ad una coscienza collettiva, anche in Paesi lontani (Cina, Giappone, Brasile ecc). Meter è una benedizione. Non posso che ringraziare il Signore e la Vergine Maria.
Non sono mancate minacce nei suoi confronti, durante gli anni. Addirittura di morte…
Don Fortunato Di Noto: È successo e mi dispiace camminare con la tutela delle Forze dell’Ordine da 12 anni. Attacchi diversificati e spesso anche subdoli, calunniosi, offensivi, solo per il fatto che difendiamo i bambini e siamo contro la pedofilia. Tuttavia, chi ama la vita non ha paura della morte o di essere ucciso a causa della verità e della giustizia. E se per difendere i bambini è necessario morire…
Dall’Europa giungono notizie di sex box “formativi” per un’educazione sessuale a bambini di età prescolare, che spazia dalla visione di materiale pornografico a giochi sessuali pubblici. Oggi, al Parlamento europeo è prevista invece l’approvazione del rapporto Estrela che, tra l’altro, introduce pratiche sessuali come la masturbazione a bambini inferiori ai 6 anni. Lei, da sempre a contatto con minori traumatizzati da un impatto “negativo” e precoce con la sessualità, cosa pensa di tutto questo? Vede un pericolo?
Don Fortunato Di Noto: Non c’è il pericolo, c’è già in atto una strategia culturale che se da una parte demolisce il ruolo genitoriale per l’educazione alla affettività, dall’altra rende e installa un germe persuasivo della autodeterminazione. La sessualità non vissuta e vissuta male genera traumi che condizionano la vita in crescita del minore con conseguenze devastanti. Dovreste ascoltare chi ha vissuto tali traumi e come la vita presente sia vissuta con i fantasmi del passato. È un discorso lungo e tortuoso che richiede spazio. Non dobbiamo solo contrapporci quindi, ma con maturità intellettuale, esperienziale e pastorale, rifletterci e agire rispettando l’uomo.