Tuttavia in attesa dell’Ospedale Unico, mantenere aperti due strutture sanitarie ospedaliere senza l’assistenza di personale adeguato come numero e come professionalità, costituisce un pericolo per gli utenti in termini di assistenza sanitaria.
Il recupero di personale effettuato con la soppressione dei reparti ospedalieri di base è un assurdo.
Nell’ennesima riorganizzazione del Piano Sanitario Regionale si parla di Ospedali di Rete che necessariamente debbono avere strutture complesse quali : Pronto Soccorso, Anestesia-Rianimazione, Ortopedia- traumatologia, Medicina Generale, Radiologia, Laboratorio Analisi, Ostetricia- Ginecologia e Pediatria.
Che senso ha chiudere o ridimensionare molti reparti ospedalieri e continuare ad acquistare dalle Cliniche private convenzionate le stesse prestazioni che normalmente si fanno nella struttura pubblica?
Di fronte a tutto questo come si può accettare un piano di riordino della sanità pubblica marchigiana che non dia ai cittadini delle garanzie di oggettività, di efficacia, di sicurezza e di omogeneità nell’ area vasta n.5?
Il rischio reale che potrebbe emergere da questa risposta è quello di mettere in crisi il Servizio Sanitario pubblico perché costretti a rivolgersi al privato.
Con la chiusura di tantissimi reparti, le liste di attesa, già lunghe, si allungherebbero ulteriormente con gravi disagi e pericolo per la salute dei cittadini ed il costo dei servizi a carico dei cittadini aumenterà ulteriormente.
Vogliamo ricordare che il presupposto funzionale per le reti Cliniche è avere ospedali che siano in rete con tutti gli altri ospedali delle Marche.
Per quello sanbenedettese è indispensabile mantenere un reparto autonomo di Ortopedia e Traumatologia, di Cardiologia –Utic perché fanno parte dei reparti per acuti di base che formano lo zoccolo duro di un qualsiasi ospedale e fino a quando i nostri due ospedali non saranno accorpati in un unico ospedale essi devono rimanere aperti con tutte le garanzie di sicurezza.
Vogliamo peraltro ricordare l’emblematico caso dello smantellamento della Ortopedia a San Benedetto del Tronto.
Infatti è sotto gli occhi di tutti il disservizio che si è creato. Di fronte alla grande mole di lavoro che registra la Sala Gessi, l’ambulatorio ortopedico, comprese le urgenze, è irrazionale trasferire tale reparto.
La realtà , purtroppo , è un’altra. Il politrauma della strada, accaduto in zona ( autostrada, S. Statale 16 adriatica, Ferrovia, Salaria, Porto Marittimo, Spiaggia, turismo estivo), viene scaricato in questo Ospedale di San Benedetto del Tronto e pensare successivamente ad un trasferimento in altra struttura sanitaria ( Ascoli), è irrazionale.
E’ sempre più lungo il resoconto di pazienti Sambenedettesi che approdati al pronto soccorso cittadino vengono trasferiti in ambulanza al nosocomio Ascolano per una visita Urologica, o per una visita oculistica, si prospettano inoltre futuri trasferimenti anche per semplici visite ambulatoriali di routine.
Percorso inverso debbono fare i pazienti Ascolani per Neurologia e Psichiatria, verso San Benedetto del Tronto.
Alla base di tutto questo comunque resta un drastico taglio ai posti letto (che si riverseranno verso le Cliniche Private), un traffico di Ambulanze e personale , con pazienti e familiari al seguito, in corteo nella superstrada Ascoli Mare, con costi comunque elevati, senza valutare i fastidi agli utenti.
Si segnala inoltre il malessere del personale Medico e Paramedico sempre più chiamato a sostenere ritmi di lavoro pressanti, con cambiamenti di prestazioni-servizi che mettono in difficoltà il personale stesso, approcciandosi ai nostri familiari-pazienti spesso con livelli di lucidità inferiori a quelli richiesti, o quantomeno auspicati.
Infine concludiamo che il modello organizzativo a cui tendere nel rispetto della nostra popolazione è certamente quello del mantenimento dello zoccolo di base in tutti gli Ospedali di rete ed è difficile accettare un riordino della Sanità regionale che propone e tollera modelli organizzativi cosi diversi tra le Aree Vaste della Regione , si veda Ospedale di Pesaro.
Per questo motivo i Comitati di quartiere di San Benedetto del Tronto rivolgono l’invito a tutte le istituzioni di adoperarsi per mantenere il livello di assistenza e prestazioni sanitarie disponibili ai nostri familiari, consone alla dignità del nostro territorio.
Siamo consapevoli che le condizioni economiche Nazionali e Regionali ci portano a rivedere le organizzazione e razionalizzare le spese (spesso frutto di gestioni pregresse scellerate), ma tutto questo deve avvenire nel rispetto e nella tutela dei pazienti e delle prestazioni a loro rivolte.
Non è nostra intenzione entrare in decisioni e scelte che competono ad altre figure, ma semplicemente vogliamo esprimere il comune sentore che i cittadini provano e ci riferiscono, rendendoci disponibili ad ogni azione-collaborazione per raggiungere questi obiettivi.
Per questo motivo il seguente comunicato verrà inviato al Presidente della Regione Marche Spacca, all’Assessore alla sanità Mezzolani, al Direttore dell’Area Vasta n. 5 Stroppa, al direttore sanitario del nosocomio sanbenedettese Appignnesi, al direttore generale dell’Asur Marche Ciccarelli, al Sindaco di San Benedetto del Tronto, alla Conferenza dei Sindaci, all’Assessore alla sanità Sorge, a tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione.