Nel clima incandescente dal punto di vista sociale e politico in cui l’Italia è immersa, con i “forconi” ancora in azione, la notizia dello “stop” al finanziamento pubblico dei partiti, lanciata oggi, a metà mattina, è stata accolta da alcuni con viva soddisfazione, da altri con scetticismo. Per gli ottimisti, l’annuncio del presidente del Consiglio Letta sarebbe il primo passo, dopo di che arriverà la riduzione del numero dei parlamentari. Gli scettici, invece, hanno subito fatto notare che anzitutto sono state fornite notizie “vaghe” e, in ogni caso, l’eventuale riforma andrà a regime non prima del 2018, cioè in un tempo lunghissimo. Inoltre i “grillini” hanno sottolineato che si tratterebbe dell’ennesima “bufala”, perché – dicono – come abolire un “finanziamento” che non c’è più da tempo, sostituito furbescamente dai “rimborsi elettorali?”. Insomma, fioccano le polemiche.
Intervista a Roberto Cartocci, docente di metodologia della scienza politica all’Università di Bologna.
Basta soldi ai partiti, ha detto Letta. Ora toccherà alla ragioneria predisporre le relative norme fiscali. Quindi ci siamo, finalmente sparirà il finanziamento pubblico?
“Tra il ‘promesso’ e il fatto, occorre aspettare per vedere cosa ne uscirà. Tuttavia dobbiamo ricordare che l’unità di misura di un provvedimento come questo, certamente importante dal punto di vista politico, non è un giorno o un mese, ma la fine della legislatura. Prima del 2018, termine naturale di quella in corso, non si potrebbe introdurre alcuna nuova disciplina che modifichi il finanziamento così come è attualmente vigente. Ma se le elezioni arrivano prima…”.
Vent’anni fa il referendum aveva deciso l’abolizione. Perché arriva solo ora?
“La volontà popolare è stata scavalcata e rovesciata dai partiti per la loro voracità. Questa è certamente una colpa. Ma non dimentichiamo che dietro i partiti c’è un largo elettorato clientelare che ha ‘mangiato’ abbondantemente. Viene il dubbio che l’attacco alla ‘casta’ contenga il tentativo di un ampio auto-assolvimento collettivo per i tanti benefici ottenuti dalla politica”.
Lei giudica buono o almeno “ragionevole” lo strumento dell’incentivazione fiscale ai cittadini perché donino soldi ai partiti?
“Assolutamente sì, è una forma di partecipazione democratica già adottata, ad esempio, in favore di Ong e altri enti a scopi benefici, solidaristici o culturali. Il punto cruciale è la ‘trasparenza’, visto quanto è successo finora”.
Vede rischi di “schedature” dei cittadini che diano soldi a certi partiti per il fatto che tali donazioni saranno detraibili dalle dichiarazioni dei redditi?
“Se così fosse, sarebbe una visione e una pratica deteriore della democrazia, e io non voglio essere così pessimista. Anzi, proprio perché credo nella democrazia, voglio pensare che donando soldi a un partito mi assumo in maniera trasparente la relativa responsabilità di scelta. Detto questo, è chiaro che i partiti oggi prendono troppi soldi rispetto a quanto sarebbe giusto e necessario. E spesso ne hanno fatto un uso decisamente fuori controllo e scandaloso”.
Curiosamente, su questo decreto le critiche vengono sia da destra sia da sinistra, oltre che dai “grillini”. C’è chi teme che con i tetti massimi di 200 e 300mila euro per le donazioni da società e da privati, in realtà si favoriscano finanziatori interessati a ottenere benefici dai politici e, quindi, a condizionarne l’azione. Che ne pensa?
“Il rischio c’è, chi dà molto potrebbe chiedere favori. Ma se ci buttiamo nell’avventura del finanziamento privato dovremo aumentare i controlli, interni ed esterni, da parte dell’opinione pubblica”.
Con questa mossa, si placheranno i “forconi”?
“Mentre il Paese sta tirando la cinghia, è bene dare dei segnali forti e questo mi pare lo sia. Penso che il malcontento rimarrà, perché oggi si tende ad alzare costantemente la voce e le richieste. Così, se Letta annuncia il ‘taglio’, Grillo lo attacca subito chiedendogli di restituire i milioni presi dal Pd pochi mesi fa. Importante è fare un ‘urlaccio’ al giorno e tenere sotto pressione chi governa”.
Finiranno gli acquisti con i soldi pubblici di mutande, pc, gioielli, suv, ville? Finiranno i partiti-personali che accumulano capitali che vengono “privatizzati”?
“Speriamolo. Servono norme precise di controllo. La gente deve avere gli occhi aperti, fare segnalazioni. Un minimo di vigilanza dal basso fa miracoli, come insegnano i Paesi dove la moralità c’è e si fa dimettere un politico che ha comprato un libro con i soldi pubblici. Speriamo che sia anche da noi così”.
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