Ogni giorno all’alba, da un mese a questa parte, la parrocchia di sant’Antonio da Padova a San Francisco sfama decine di poveri, in gran parte senzatetto, lavoratori a cottimo in maggioranza ispanici, tossicodipendenti e persone con problemi psichici. I volontari, laici e religiosi a seconda dei giorni, arrivano alle quattro di mattina. Gli ospiti entrano alle sei e in tavola trovano una sostanziosa colazione a base di caffè bollente, pane, uova e pancetta. Ma ci sono anche zuppe, verdure, pesce o pollo e biscotti.
Tra clochard, “jornaleros” e volontari. “Gesù ha detto che quello che facciamo per gli ultimi lo facciamo per lui”, spiega padre James Garcia, parroco della chiesa di sant’Antonio nel quartiere Mission a San Francisco. “Quindici anni fa i miei parrocchiani, che hanno una forte sensibilità francescana, hanno deciso di incominciare a servire una colazione gratuita a tutti i ‘jornaleros’, i lavoratori a cottimo che bazzicano qui sul viale Cesar Chavez. Ora sono un’ottantina le persone infagottate in giacche di fortuna e berretti di lana che ogni mattina arrivano qui dopo aver trascorso la notte negli ostelli per senza fissa dimora della zona oppure sulle strade”. La sala, che si trova al civico 3215 di Cesar Chavez, tra Folsom Street e Shotwell Street, è una semplice stanza dalle pareti bianche, con al centro un tavolo color castagna imbandito con piatti, bicchieri e posate di plastica. Mentre fuori il cielo di San Francisco è ancora caliginoso e la città appare addormentata, nel salone il chiacchiericcio gradualmente cresce, avvolto dal profumo e dallo scoppiettio della pancetta soffritta. In cucina sorridenti volontarie in grembiule affettano patate, strapazzano uova e portano a ebollizione grosse caffettiere.
Ingresso libero, non servono documenti. “Tutti qui sono benvenuti”, racconta padre Garcia. “Chiunque è pronto a uscire di casa, o a lasciare l’alloggio di fortuna della notte, alle sei del mattino e a mangiare con gratitudine quello che abbiamo preparato vuol dire che è una persona bisognosa. Non servono controlli di documenti qui. La gente viene, si mette in sesto lo stomaco e alle sette via, è pronta per andare al lavoro, se ce l’ha”. San Francisco è considerata la capitale degli homeless in America (sono oltre 10mila su una popolazione di 830mila abitanti) ma negli ultimi due anni la povertà e l’indigenza sono aumentate. In città si sono trasferiti centinaia d’impiegati che lavorano in aziende tecnologiche della Silicon Valley, con il risultato di far lievitare fortemente i prezzi degli immobili. Anche modesti bilocali stanno diventando proibitivi per la gente di quartieri popolari come Mission dove ha sede la parrocchia di sant’Antonio. Così, mentre nel rione si trasferiscono sempre più giovani ipertecnologici con stipendi d’oro, sempre più famiglie ispaniche fanno le valigie o si trovano a dover affrontare ristrettezze via via maggiori. Per cui “ospedali da campo” come il salone della colazione gratis di via Cesar Chavez gestito dai volontari della parrocchia diventano ancor più importanti di un tempo per aiutare chi non sta beneficiando del boom tecnologico e chi vive da anni ai margini della società.
Fondi e feedback. “C’è stato un impoverimento dovuto a questo arrivo di lavoratori molto qualificati che ha fatto impennare i prezzi, non solo quelli degli immobili”, spiega padre Garcia. “Ma in realtà i nostri ospiti a colazione sono habitué da molti anni. Non sono stati creati né spazzati via dai nuovi movimenti economici. Erano invisibili e disperati prima e tali sono rimasti”. Loro, gli ospiti della “colazione di via Cesar Chavez” (come è familiarmente chiamata da molti) non sono gente garrula, specie con chi non conoscono bene. Si limitano a sorbire la zuppa e il caffè scambiando qualche parola con i compagni di panca e addolcire la colazione con un cucchiaio di miele. Tutti carboidrati e zuccheri che torneranno utili nel corso della giornata. La colazione gratis è possibile grazie alla generosità in termini di tempo e denaro dei fedeli della parrocchia di sant’Antonio da Padova, e a quella di padre Garcia che devolve tutte le offerte per la celebrazione delle Messe a questa causa. Di più non si può fare, almeno per ora. Occorrerebbe magari organizzare un servizio di accompagnamento sociale, d’inserimento occupazionale, di aiuto psicologico: ma per questo servirebbero altri fondi e tanti volontari. “Non abbiamo molti riscontri dai nostri ospiti del mattino”, ci dice padre Garcia. “Non completano moduli né ci mandano e-mail, ma il fatto che continuino a venire mattina dopo mattina ci fa pensare che apprezzino lo sforzo. E noi andiamo avanti”.