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L’impegno di Crociata: “Comunione, missione e il rifiorire dell’umano”

Una giornata di sole ha accompagnato, domenica 15 dicembre, l’ingresso ufficiale del nuovo vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, monsignor Mariano Crociata. Quattro le tappe: l’accoglienza alla casa del martirio di santa Maria Goretti, la preghiera in cattedrale, l’incontro con le autorità in piazza Paolo VI, la celebrazione nella chiesa del Sacro Cuore. Monsignor Crociata è arrivato con un quarto d’ora di anticipo a Le Ferriere, dove si trova la casa del martirio di Maria Goretti. Qui è stato accolto da un gruppo di sacerdoti, dalla comunità locale e da una bimba, Chiara, vestita come Maria Goretti. Entrato nella casa, dopo essersi raccolto in preghiera sul luogo del martirio, il nuovo vescovo ha sottolineato: “Questo luogo è marcato da una testimonianza cristiana portata fino all’estremo. Voglio raccogliere questo segno per me e per voi. Sull’esempio di santa Maria Goretti, condividiamo l’impegno a crescere nel desiderio d’impegnarci a dare una testimonianza cristiana nella nostra vita”. Alcuni bambini hanno recitato una poesia e offerto al presule una reliquia della Santa e dei fiori.

Nel segno del Vangelo. La seconda tappa è stata nella cattedrale di san Marco, a Latina, dove il vescovo ha ricevuto il Crocifisso per il bacio. Dopo aver asperso con l’acqua benedetta se stesso e i presenti, monsignor Crociata si è fermato davanti al Santissimo Sacramento per un momento di preghiera silenziosa. Subito dopo, ha spiegato che questa tappa in cattedrale è stata voluta “nel segno di san Marco”, patrono di Latina, e quindi “nel segno del Vangelo”. Di qui l’invito a “iniziare questa nuova tappa della nostra Chiesa con il Vangelo in mano”. Di fronte alla statua dell’evangelista Marco, ha rivolto una preghiera al Santo e agli altri patroni della Chiesa pontina. In piazza Paolo VI, sul sagrato della chiesa del Sacro Cuore, c’è stato l’incontro con le autorità civili e militari. Al prefetto di Latina, Antonio D’Acunto, e al sindaco di Latina, Giovanni Di Giorgi, è toccato dare il benvenuto al nuovo vescovo. “I compiti a cui dobbiamo far fronte – ha evidenziato monsignor Crociata, che aveva al suo fianco il suo predecessore, monsignor Giuseppe Petrocchi, ora arcivescovo a L’Aquila – sono grandi, ulteriormente gravati dalle difficoltà che questo tempo ci costringe a sperimentare. Vogliamo aiutarci ad affrontarle e superarle, ciascuno nel proprio ambito di competenza, ma con il comune desiderio di favorire condizioni di vita serena e onesta per tutti e di venire in aiuto a quanti si trovano nell’indigenza materiale e morale, culturale e sociale”.

Poggiare su Dio. Momento centrale dell’ingresso è stata, nella chiesa del Sacro Cuore, la concelebrazione eucaristica, alla quale hanno assistito il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e il cardinale Velasio De Paolis, e hanno partecipato numerosi vescovi di diocesi laziali e siciliane, tra cui monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, diocesi d’origine di monsignor Crociata. È stata letta la lettera di nomina, firmata da Papa Francesco; poi il nunzio apostolico in Italia, monsignor Adriano Bernardini, ha consegnato il pastorale al nuovo vescovo e lo ha ringraziato, a nome dei vescovi italiani, “per il suo lavoro come segretario della Cei”. Monsignor Petrocchi ha definito “una benedizione per la terra pontina la scelta del Papa di dare come pastore monsignor Crociata”. “Viviamo sempre tempi difficili; quelli di oggi non lo sono più di quelli di ieri e nemmeno di quelli che ci aspettano. Ma osserviamo con pena tra di noi e attorno a noi che sono sempre troppi i ciechi, i sordi, gli zoppi, i malati, i poveri, nel corpo e nello spirito. Torniamo a poggiare la nostra vita unicamente su Dio, e impareremo a vedere e a favorire i segni della sua presenza”, ha detto monsignor Crociata durante l’omelia.

Il rifiorire dell’umano. A conclusione della celebrazione eucaristica, monsignor Crociata ha tenuto un discorso per l’inizio del ministero episcopale a Latina. Dopo aver ringraziato monsignor Bernardini i cardinali Bagnasco e De Paolis e i molteplici vescovi presenti, il presule ha voluto ricordare gli anni spesi al servizio della Cei: “Un’esperienza che mi ha fatto respirare negli ampi spazi della vita della Chiesa in Italia e oltre. Porto con me una ricchezza straordinaria, che si condensa in una visione della vitalità e delle fatiche che le nostre Chiese sperimentano in questo tempo. Non so come questo potrà rifluire nel nuovo servizio pastorale; sono certo di voler fare tesoro di questo tempo di grazia, che spinge ad accrescere le forme di comunione, di condivisione e di collaborazione tra le Chiese, come è nello spirito e negli auspici del lavoro collegiale di una Conferenza episcopale”. Infine, il vescovo ha posto l’accento su “alcune attenzioni” che “stanno a cuore alla Chiesa”: “la comunione”, “la missione” e “il rifiorire dell’umano”. “Il segno della qualità evangelica della nostra vita e della nostra missione è la cura dell’umano, la dedizione alla persona, chiamata a riscoprire la bellezza di esserci e di stare alla presenza di Dio”, ha concluso.

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