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Un anello in più all’albero Bergoglius

Di Cristina Dobner
Aggiunto un anello all’albero!
L’albero Bergoglius, dal nome scientifico universalmente – cioè cattolicamente – noto, Franciscus, è stato trapiantato in un terreno nuovo.Come ha reagito?
Il Bergoglius Franciscus, radicato nel Risorto, può vivere e prosperare a qualsiasi latitudine, reggere qualsiasi clima.
Come negli alberi che scandiscono la storia di Israele e di quella comunità che si chiamerà Chiesa, accanto all’aspetto naturale bisogna scoprire quello più celato, con il suo senso solo nella Parola donata dal Creatore all’Adam.
Perché rallegrarsi con il Bergoglius Franciscus?
Perché le sue radici sono piantate saldamente non nella terra che, una volta o l’altra finirà, ma nella perennità del cielo e la sua chioma si stende su tutto il mondo: ombra di Dio che protegge e guida;
perché è un albero che, dissetandosi nelle acque sempre fresche della Gerusalemme celeste, espelle tutti gli insetti dannosi chiamandoli per nome: pedofilia, ricchezza male acquisita, carrierismo ecclesiastico, politica che non guarda al bene della popolazione ma al conto in banca nei paradisi fiscali, corruzione e maldicenza;
perché le sue foglie sono verdi e tenere, donano vita e speranza, frescura di pensiero e agilità di azione ma, se provi a staccarle dall’albero e cambiarvi il nome, il picciolo è di acciaio e trasuda la tradizione vivente della Chiesa;
perché il suo profumo, il Bergoglius Franciscus è misteriosamente sempre fiorito, sale come nuvola gradita a Dio e scende verso tutti perché il cuore orante batte sempre e rivolge lo sguardo a Dio, ai fratelli e alle sorelle;
perché, cosa strana, il Bergoglius Franciscus sa ridere di gusto, sa afferrare il lato umoristico delle situazioni, vivere le difficoltà con lo sguardo ilare; non credo si tratti di allergia patogena quanto piuttosto di un sano contagio che aiuta a riscoprire le vene, forse polverose, dell’animo del fanciullo che abita in ciascuno di noi e ha bisogno di imparare a sorridere alla vita;
perché il Bergoglius Franciscus non vuole paludarsi di magnificenza, di addobbi che sono status symbols di potere e abbondanza (leggi spreco) di denaro ma sceglie una vita semplice, condivisa; sembra quasi un pendolare che affronti ogni giorno il duro turno di lavoro, quando sale su una quasi utilitaria e non su di una sfrecciante vettura di rappresentanza;
perché il Bergoglius Franciscus pende da una parte e fa fatica a vivere ma non cancella il sorriso dalle labbra e lascia che i suoi rami pendano e vengano saccheggiati dagli incontri quotidiani, tanto … ne è molto sicuro… a chi ama Dio e si spende per Lui, non può che capitare sempre il meglio, anche con una zoppia;
perché ha accettato un servizio che lo avrebbe consumato e non si è mascherato dietro un’incipiente senilità da godere nel proprio clima e nel proprio ambiente, dopo una vita spesa a servizio di tutti;
perché, da autentico albero biblico, protegge tutti i più poveri e li raggiunge tutti dando frescura nella calura, appoggio nella tristezza, forza nell’uscire dalla miseria;
perché le piccole foglie sempre nuove parlano di tenerezza che viene incontro e non attendono che si stenda la mano o si avvicini il volto per sentirle vellutate: si allungano, si protendono per donarsi;
perché il Bergoglius Franciscus investito dalla furia dei venti fa sentire lo stormire delle fronde che cantano lodi di misericordia e non di condanna ma rimangono salde, attendendo che soffi il dolce e rinvigorente vento dello Spirito.
Tanti e tanti “perché” retti da un solo e fermo “perché”, che rimanda al quel progetto del Padre da Lui solo conosciuto, quando una donna partorisce un neonato e lo osserva e si chiede “Chi sarà mio figlio?”
Speranze e attese, fatiche e notti insonni ad allevare un figlio che, giovane ma maturo, avrebbe riconosciuto in sé il desiderio di salvezza di Dio per tutti e si sarebbe lasciato potare, annaffiare e curare, talvolta senza capire quando mai le fronde si sarebbero sviluppate e quale direzione avrebbero presa.
Redazione: