Novanta partite dal 2009 fino all’ultimo campionato di serie A, B e Lega Pro sarebbero state truccate, comprese quelle di Juventus, Inter, Milan e altre. Risveglio peggiore non poteva esserci per gli appassionati di calcio italiani che, all’alba di questa mattina, mentre si sbarbano allo specchio, apprendono dai notiziari che l’incubo continua.
Il calcioscommesse è vivo e vegeto e miete vittime illustri. Questa volta a finire nel registro degli indagati sono, tra gli altri, l’ex giocatore del Milan e campione del mondo (!) a Berlino, Gennaro Gattuso, l’ex giocatore di Milan e Lazio, Cristian Brocchi, e due giocatori ancora in attività. Niente di nuovo, verrebbe da dire con una certa dose di cinismo. In fondo stiamo parlando dell’ultima fase dell’inchiesta “Last Bet”, partita a giugno del 2010, che ha già coinvolto decine di giocatori ed ex giocatori anche di serie A, tra cui Beppe Signori, Cristiano Doni e Stefano Mauri.
Calciopoli è un male antico che non si riesce a debellare. Sembra essere più forte delle squalifiche, dei processi e delle condanne. Le leggi dei guadagni facili e illegali non temono rivali. Tanto più se a lucrare sono calciatori che già vantano stipendi da favola, specie in questo tempo di crisi e di ristrettezze. Le “puntate” oggi non sono più quelle di tanti calciatori, giovani e meno giovani, che ancora calcano i campi di calcio periferici, che si divertono e che alimentano una passione sportiva oltre ogni tempo ed età. Le “puntate” non sono quel tiro con la punta dello scarpino del ragazzetto di belle speranze della scuola calcio in cerca di un goal da raccontare agli amici al bar la sera o ai suoi compagni di scuola il mattino dopo la partita. Le “puntate” oggi non muovono la palla ma milioni di euro e l’ultimo passaggio non lo fa il rifinitore, il numero 10 della squadra, ma un contatto tra un intermediario e un calciatore. E a gioire non è la squadra in campo e non sono nemmeno i tifosi, quelli veri, che pagano per sedersi sugli spalti. Sono quei pochi, non tifosi, che alla sera, in qualche stanza di hotel di lusso, si spartiscono la torta milionaria.
Non è questo il calcio che vogliamo. Ridateci la gioia di esultare per una vittoria vera, di lamentarci per una sconfitta immeritata, non fateci scoprire che abbiamo gioito o pianto per una falsa impresa decisa su un tavolo di un hotel piuttosto che per sms. Lasciateci gioire per un risultato vero, conseguito su un campo da gioco, in una partita vera… e ben vengano, allora, anche gli errori in buona fede della terna arbitrale. Ma quelli veri però… Lasciate che i nostri bambini possano vestire con orgoglio la maglia della loro squadra del cuore, pulita senza macchia. Non infangate i loro sogni e le loro passioni. Ora basta!
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