ROMA – Uscirà domani 21 dicembre l’ultimo numero di quest’anno de “La Civiltà Cattolica”, la rivista dei gesuiti che vanta il primato di essere il più antico periodico italiano. Antico sì, ma non per questo indietro rispetto ai tempi: nel 2013 il periodico ha rinnovato la sua veste grafica e si è reso disponibile sui dispositivi mobili.
Ma ciò che quest’anno ha aggiunto ancora più lustro alla rivista è stata l’elezione a Pontefice di Papa Francesco che proviene proprio dall’ordine dei gesuiti. Se “La Civiltà Cattolica” è sempre stato un valido strumento per avvicicinarsi al Papa e alla Santa Sede (prima della pubblicazione ogni articolo viene riletto dalla Segreteria di Stato), lo è ancora di più ora che abbiamo un Pontefice gesuita.
Lo si capisce sfogliando anche questo ultimo numero. Se per esempio si volesse conoscere cosa sia il Natale per Papa Francesco, basterebbe leggere l’editoriale dove sono riportati diversi passaggi delle omelie tenute dall’allora Cardinale Bergoglio in occasione delle messe di Natale.
Ritroviamo nelle omelie natalizie dell’arcivescovo di Buenos Aires espressioni che sono oggi le parole-chiave del suo Pontificato come “tenerezza” (p. 525) e “periferie esistenziali” (p. 528).
Possiamo ancora avvicinare in un certo qual modo il Papa leggendo l’articolo di Diego Javier Fares, professore di teologia della Pontificia Università Cattolica dell’Argentina e soprattutto amico e figlio spirituale di Papa Bergoglio. Per avere un’idea di quanto il Pontefice stimi questo suo confratello, basta ricordare che, durante il viaggio in aereo diretto a Rio de Janeiro, colloquiando con un giornalista, consigliò ai giovani colpiti dalla crisi di leggere proprio i libri di Fares. Il religioso nel suo articolo, prendendo come icona di riferimento l’episodio della Trasfigurazione, parla degli occhi della fede e di come la luce della fede trasformi il nostro sguardo. Numerosi sono i richiami alla prima enciclica di Papa Francesco “Lumen fidei”.
Un articolo di Rogelio Garcia Mateo, docente di Teologia Spirituale alla Pontificia Università Gregoriana, ci aiuta invece a penetrare l’universo religioso di Papa Francesco. L’autore infatti descrive la figura di Pietro Favre, il gesuita savoiardo, amico di Sant’Ignazio, che per primo nella Compagnia divenne sacerdote. Proprio lo scorso 17 dicembre Papa Francesco ha esteso alla Chiesa universale il culto liturgico in suo onore, iscrivendolo nel catalogo dei santi. L’articolo si sofferma sul rapporto che il neo-santo ha avuto con il mondo protestante. Particolarmente interessante è l’ultimo paragrafo che ha per titolo “Partire da ciò che ci unisce” nel quale si mostra lo stile, che oggi definiremmo “ecumenico”, di Pietro Favre: egli si sforzò di amare i protestanti, pregò per loro e li trattò familiarmente. Possiamo molto probabilmente scorgere in Favre quale sarà l’ecumenismo di Papa Francesco.