E sul suo padrone assoluto, quel Vladimir Vladimirovich (Putin), che dieci anni fa si liberò di un concorrente pericoloso facendone un prigioniero politico. L’amnistia concessa alle cantanti Pussy Riot e all’ex magnate del petrolio non possono e non devono ingannare l’Occidente. La Russia di Putin è sempre più un Paese che vuole tornare ad essere protagonista assoluto nel mondo, ma alle sue condizioni di libertà limitata e controllata: la vicenda ucraina sta lì a dimostrare cosa voglia dire costruire un’area di influenza grazie alla propria forza economica e alle altrui debolezze.
In queste ore è sempre più chiaro il ruolo ricoperto da Angela Merkel e dal governo tedesco nella liberazione di Khodorkovskij, in un clima che evoca ricordi lontani da Guerra Fredda.
La decisione della stessa Merkel di non partecipare alla cerimonia inaugurale delle olimpiadi invernali di Sochi, la dice lunga. Di sicuro ci troviamo in una situazione in movimento, nella quale le democrazie europee hanno il dovere di confrontarsi col Gigante russo, senza ingenuità ma anche senza facili illusioni.
La partita è appena cominciata.
E le piccole democrazie come l’Italia, ancora fragili, tutte ripiegate sull’ombelico della propria crisi economica e sociale, dovrebbero imparare a non perdere mai di vista l’orizzonte. Quello europeo, innanzitutto, dal quale sicuramente può dipendere una buona qualità della nostra di democrazia.