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Lo Spread sotto 200 con ci posso credere

SpreadNon ci posso credere: lo Spread è sceso sotto quota 200.
Al minimo dal 6 luglio del 2011. Dopo anni di bombardamento quotidiano, di governi caduti causa Spread, di lezioni teutoniche, di rimbrotti di economisti pensosi, di sensi di colpa nazionali, di autoflagellazioni collettive, di paure reali e virtuali di miserie incombenti, eccoci qui ancora vivi. Davvero strana gente noi italiani. Dobbiamo sempre arrivare lì a un paso dal baratro per rinsavire. O almeno tirare il freno a mano, prima di cadere nel burrone.
Certo, con lo Spread alle stelle, i mercati finanziari ci hanno letteralmente massacrati. Il nostro debito pubblico è stato caricato di miliardi di interessi che sono rifluiti indirettamente nelle casse dei nostri finanziatori, magari compagni di classe in quest’Europa a due velocità. Un’Europa in cui tanti di noi (almeno quelli che le tasse le pagano sino all’ultimo centesimo di euro) lavorano per pagare i debiti contratti con gli operai tedeschi e magari finanziano i meccanismi di salvataggio europeo.
Insomma, almeno per oggi possiamo tirare un sospiro di sollievo: nel 2014 forse pagheremo qualche miliardo in meno di interessi sul debito pubblico e potremo destinarlo ad alleviare il peso delle tasse e a sostenere il lavoro.
Di sicuro, qualcosa è cambiato nella percezione da parte degli gnomi della finanza sulla portata della crisi italiana. Merito di Napolitano, di Letta, di Renzi, di Marchionne, del Governo delle larghe intese, delle elezioni che si allontanano, delle riforme che si avvicinano? Difficile dirlo. Ma certamente è giunto il momento di dire grazie a noi stessi per aver tenuto duro. Grazie di cuore agli italiani seri, onesti e perbene.
Alla faccia dello Spread. Dimenticavo: lo Spread è il differenziale fra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Da marchio d’infamia a linea di galleggiamento per popoli naufraghi nel mare tempestoso della globalizzazione, vittime dei propri errori politici e finanziari. Adesso, però, continuiamo a nuotare. La sponda della stabilità è più vicina.