La notizia è che la Lotteria Italia, vittima negli anni scorsi di un drastico calo di interesse anche per il successo di nuovi giochi e concorsi come il Superenalotto e il Gratta e vinci, torna in auge. Sono stati 7,7 milioni i biglietti acquistati in vista della tradizionale estrazione del 6 gennaio, con un aumento del 10% rispetto ai 6,9 milioni di tagliandi staccati lo scorso anno. Un’inversione di tendenza dopo il trend negativo del 2011: -16%, e del 2012: -13,3%. E le giocate – lo dimostra la distribuzione dei premi, il primo (5 milioni) a Lecco; gli altri cinque a Casoria (Napoli), Torino, l’Aquila, Pietrasanta (Lucca), Palermo – avvengono senza distinzione su tutto il territorio nazionale.
Difficile, nel tunnel cieco della crisi, anzi della decrescita, resistere alla tentazione di affidarsi alla dea bendata per cercare di dare una svolta alla propria vita, lasciandosi incantare da “sirene” che con giocate relativamente modeste promettono grandi vincite. Tentare la sorte perché la crisi non accenna a finire, non si intravede alcuna prospettiva di ripresa, la politica non sa dare risposte e quindi non c’è nulla da perdere. Tanto, peggio di così non potrebbe andare…
Da tre anni, poi, la Lotteria Italia è abbinata con “La prova del cuoco”. Non è un caso. Dalla mattina alla sera i palinsesti televisivi sono infarciti di programmi di cucina, e intanto Coldiretti ci fa sapere che quest’anno, per la prima volta, ad andare a caccia di panettoni, pandori, torroni, cotechini, zamponi e spumanti in saldo dopo le feste natalizie è il 66% degli italiani, che pure ha contenuto le spese di pranzi e cenoni, mentre scende al 58% la percentuale degli interessati all’acquisto di articoli d’abbigliamento.
Da popolo di santi, poeti e navigatori, a massa di delusi/rassegnati o, peggio, popolo di illusi che si affida alla sorte e al cibo per cercare risposte e riempire vuoti di speranza? E la lotteria, tra l’altro, non è un passatempo propriamente innocente. Secondo gli esperti è anch’essa una potenziale “porta” di quella ludopatia di cui, secondo una recente indagine di Confindustria, sono vittime quasi 800mila italiani. Perché spesso si inizia da quella che appare la più innocua forma di gioco d’azzardo e poi non ci si ferma più.