Da Zenit di Salvatore Cernunzio
L’amore cristiano o è altruista, solidale, gode “più nel dare che nel ricevere”, oppure, è un amore “romantico” in stile telenovela. Non è una battuta, l’aut aut posto oggi da Bergoglio nella Messa a Santa Marta è rigoroso. “L’amore cristiano ha sempre una qualità: la concretezza. L’amore cristiano è concreto” afferma il Papa, lasciandosi guidare nella sua riflessione da san Giovanni che, nella prima Lettera, ribadisce più volte: “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi”.
È proprio in questo “doppio rimanere” di “noi in Dio e Dio in noi” che risiede “la vita cristiana” e l’esperienza della fede. Non “nello spirito del mondo” o “nella superficialità, nella idolatria, nella vanità”, avverte il Santo Padre. È fondamentale rimanere nel Signore, e Lui “contraccambia questo: Lui rimane in noi”, di sua iniziativa. Anche quando – dice Francesco – “tante volte lo cacciamo via”, noi “non possiamo rimanere in Lui”, ma resta comunque “lo Spirito”.
Questo “rimanere nell’amore di Dio” però, chiarisce il Pontefice, non ha una dimensione solo spirituale, ma si traduce anche nella “carne”, in azioni reali. Non si limita, cioè, ad un’estasi del cuore o ad un qualcosa di piacevole da ascoltare. “Guardate che l’amore di cui parla Giovanni non è l’amore delle telenovele! No, è un’altra cosa”, ribadisce appunto Bergoglio.
“Lo stesso Gesù – prosegue – quando parla dell’amore, ci parla di cose concrete: dare da mangiare agli affamati, visitare gli ammalati”, ecc. Se nell’amore non c’è quella “concretezza cristiana” – sottolinea il Papa – si rischia di “vivere un cristianesimo di illusioni, perché non si capisce bene dove è il centro del messaggio di Gesù”. Diventa un “un amore di illusioni”, le stesse che hanno avuto i discepoli quando – racconta il brano evangelico di oggi – rimangono turbati nel vedere Gesù avanzare verso di loro sul mare: “Credevano che fosse un fantasma”.
Lo stupore degli apostoli – osserva il Santo Padre – “nasce da una durezza di cuore”, perché “non avevano compreso” la moltiplicazione dei pani avvenuta poco prima, come afferma il Vangelo stesso. “Se tu hai il cuore indurito tu non puoi amare e pensi che l’amore sia quello di figurarsi cose”, ammonisce quindi Francesco.
Allora per misurare la concretezza cristiana dell’amore bisogna riflettere su due criteri. Primo: “Amare con le opere, non con le parole. Le parole le porta via il vento! Oggi sono, domani non sono”, dice il Pontefice. Secondo: “Nell’amore è più importante dare che ricevere. Quello che ama dà, dà … Dà cose, dà vita, dà se stesso a Dio e agli altri. Invece chi non ama, chi è egoista, sempre cerca di ricevere, sempre cerca di avere cose, avere vantaggi”.
La ‘morale’ dell’omelia di oggi di Papa Francesco è dunque chiara: “Rimanere col cuore aperto, non come era quello dei discepoli, che era chiuso, che non capivano niente: rimanere in Dio e Dio rimane in noi; rimanere nell’amore”.