Non giocavano certo nella pittoresca e panoramica piazzetta di Castellabate, celebrata nel film “Benvenuti al Sud”, trasformata in un improvvisato campetto di calcio dove il protagonista con un rigore tirato alla “viva il parroco” rompe i vetri della finestra della locale stazione dei vigili urbani, cercando poi di nascondere il pallone dietro la schiena. I bambini palestinesi di Kafer Sur, nel distretto di Tulkarem, in Cisgiordania giocavano a calcio in un campo vicino a delle “terre confiscate dalle autorità israeliane per costruire una linea di separazione attraverso il villaggio”, un’area, per questo, delimitata da filo spinato e accessibile solo ai militari israeliani. E come spesso accade in accese partite di calciatori in erba c’è sempre qualcuno che tira più forte di altri spedendo così il pallone oltre la recinzione nella zona inaccessibile.
Facile immaginare lo sconforto dei piccoli giocatori nel seguire con lo sguardo il volo della sfera oltre la rete, per giunta quella sbagliata. Goal mangiato, goal subito? Peggio. Goal mangiato, palla persa. Le cronache non parlano dei militari israeliani intenti a fare i raccattapalle ai piccoli palestinesi, come tutti avremmo sperato o desiderato vedere. Anzi. Il pallone resta lì, nella parte del campo sbagliata.
Uno a zero per i militari? Niente affatto. I piccoli giocatori palestinesi non si perdono d’animo e che fanno? Scrivono, come riporta l’agenzia di stampa palestinese Maan, niente meno che al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, per chiedere il suo aiuto per recuperare il pallone. Nella lettera si legge che i bambini hanno diritto di giocare nelle loro terre senza alcuna restrizione di muri e fili spinati. Non sappiamo se il segretario generale dell’Onu abbia o meno risposto alla richiesta di aiuto. Una cosa è certa. Gli sconfitti di quella partita non sono i piccoli palestinesi ma i militari israeliani. Anche riconsegnare un pallone può essere un segno di civiltà e di rispetto soprattutto se questo può consentire a dei bambini di giocare e di sorridere un po’. Privarli del loro gioco preferito, del divertimento, alimenta odio e rancore e non serve alla causa della pace.
P.s.: Dal signor Ban Ki-Moon ci aspettiamo una rete piena di palloni nuovi per i piccoli calciatori di Kafer Sur.