Il famoso regista cinese Zhang Yimou è stato condannato a pagare 7 milioni e mezzo di yuan (circa 900mila euro) per non aver rispettato la politica di pianificazione familiare imposta dal governo cinese, che per trent’anni ha concesso alle famiglie un solo figlio a famiglia. Zhang Yimou, noto all’estero per film come “La foresta dei pugnali volanti” e “Lanterne rosse”, ha avuto con la moglie tre figli prima del matrimonio: nel 2001, nel 2004 e nel 2006. Il regista ne aveva parlato il 29 dicembre scorso durante un’intervista all’agenzia cinese Xinhua, ma le indagini sono andate avanti per sette mesi con una sanzione stabilita in base al reddito della coppia e al “costo di mantenimento sociale”. La multa dovrà essere pagata entro 30 giorni ma è possibile fare ricorso.
Solo di recente la Cina ha ammorbidito le proprie politiche, concedendo alle famiglie in cui un membro della coppia era figlio unico di avere un secondo bambino. In precedenza era permesso soltanto alle minoranze etniche, alle coppie formate da due figli unici e alle famiglie rurali con una femmina come prima figlia.
Una sanzione del genere a un regista così noto fa scalpore, nonostante le annunciate aperture. Non fa rumore invece tutto un sommerso di trent’anni che ha visto milioni di bambini, soprattutto femmine, mai nati e gravissime conseguenze sociali che hanno impattato sulle famiglie più povere, quando i funzionari incaricati, soprattutto nelle zone rurali del Paese, scoprivano che qualcuno aveva violato le regole. Solo qualche giornalista cinese coraggioso ha avuto l’ardire di documentare quanto succedeva nelle campagne in seguito alla folle politica del figlio unico: clima di paura e sospetto, madri costrette a vendere figli appena nati, multe esose che le famiglie non potevano permettersi di pagare. Tanto dolore e sofferenza, in nome di cosa? Certo non della vita.
Non si sa ancora se Zhang Yimou pagherà o meno la multa o farà ricorso. C’è da augurarsi che i riflettori accesi oggi sul suo caso, non siano solo piccole lanterne rosse come nel suo bellissimo film, ma mettano ancora di più in evidenza l’assurdità di politiche che non dovrebbero più fare storia.