A sorpresa l’arcivescovo di Perugia Città della Pieve, monsignor Gualtiero Bassetti, è stato elevato alla dignità cardinalizia e riceverà l’investitura il prossimo 22 febbraio nel corso del concistoro dei cardinali. Anche se la notizia circolava da qualche giorno, all’annuncio fatto dal Papa all’Angelus di domenica 12 gennaio, vi è stato un sobbalzo di gioia e di stupore. Lo stesso Bassetti, impegnato in una parrocchia a contatto con tantissimi giovani e le loro famiglie, ha dovuto superare la propria incredulità e ha espresso gratitudine al Papa per la fiducia che con questo straordinario gesto gli ha manifestato. Ha chiarito successivamente in un familiare incontro con la stampa, il suo stato d’animo affidandosi ad un ricordo: quando il cardinale Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze, uomo molto umile, fu nominato cardinale disse che la porpora non aumenta l’unione con Dio, ma l’unione con la Santa Sede e con il centro della Cristianità e per questo è cosa buona da accettare e utile alla Chiesa.
Alla sorpresa ha avuto seguito la ricerca delle ragioni di questa scelta. Lo stesso Bassetti ha voluto legare questa sua elevazione al massimo grado di dignità ecclesiastica alla vicinanza e sintonia di Papa Francesco con la spiritualità francescana e quanto questa arricchisca la Chiesa intera. L’Umbra terra di tanti santi a cominciare da Benedetto e Francesco, Chiara, Rita e Angela da Foligno è stata posta al centro dell’attenzione, quasi regione simbolo della spiritualità e santità dell’Italia. Ma oltre a ciò, a riflettere bene, in questa scelta, brilla la libertà di spirito di Bergoglio, che non si lascia irretire da schemi prefissati e non teme di percorrere strade diverse da quelle segnate nel passato, puntando gli occhi direttamente sulle persone, valutate per quello che rappresentano, per le loro scelte di vita. Risuonano alla mente le parole del Papa a proposito dei pastori che non devono essere dei funzionari, ma appunto dei pastori che hanno “l’odore delle pecore”. Ebbene, Bassetti è uno di questi, certamente non l’unico, ma uno che ha fatto emergere quest’aspetto nelle sedi in cui ha svolto il suo ministero.
Si può aggiungere che l’arcivescovo di Perugia ha fatto proprio fin da subito l’impegno esplicito e convinto di seguire il cammino di Francesco vescovo di Roma nella sua proposta di una “conversione pastorale” da attuare per tutta la Chiesa. Su tale argomento Bassetti ha più volte parlato al suo clero ed ha promesso una lettera pastorale. La porpora cardinalizia ad un vescovo di una piccola regione ecclesiastica può anche significare il desiderio di Francesco di far giungere la sua azione pastorale rinnovatrice nelle realtà anche piccole e in quelle periferie che troppo spesso sono trascurate o non valutate appieno.
Non si deve neppure dimenticare che Bassetti da quando era rettore del seminario di Firenze ha svolto il ruolo di visitatore apostolico dei seminari d’Italia e, da vescovo, è divenuto ed è tuttora membro della Pontificia commissione per l’unione dei cristiani e recentemente è stato nominato membro della Congregazione vaticana per la nomina dei vescovi. In questi ambiti ha reso un servizio alla Chiesa italiana ed universale con diligenza e generosità, aggiungendo alla fatica pastorale propria dell’episcopato territoriale fatiche non indifferenti. È stato fatto un paragone con un personaggio lontano nella storia, ma vicino e attuale nelle scelte che fece nella seconda metà dell’Ottocento, Gioacchino Pecci, poi Leone XIII (1878-1903) che fu vescovo per 33 anni di Perugia ed ebbe la porpora cardinalizia dal 1853. Qui maturò la sua sensibilità verso il mondo operaio nel contatto con la gente semplice della diocesi formulando quei principi di etica sociale cristiana contenuti nell’enciclica “Rerum novarum” (1891) che sta all’origine della Dottrina sociale cristiana. In Umbria e in tutta l’Italia francescana c’è corale soddisfazione, senza eccezioni, per questa nomina, che richiede anche un impegno maggiore da parte di tutti nel solco dell’insegnamento di Francesco.