DIOCESI – In apertura di una serie di interviste ai dirigenti scolastici degli istituti superiori della nostra zona, abbiamo intervistato Elisa Vita, preside dell’I.I.S. “Augusto Capriotti” di San Benedetto.
Assieme ai dirigenti, cercheremo di conoscere meglio le scuole, sia attraverso la loro proposta formativa che nelle difficoltà da affrontare ogni giorno.
Qual è la situazione attuale dell’istituto che le è affidato?
L’I.I.S. “Augusto Capriotti” comprende l’Istituto tecnico – settore economico (ex ragioneria) e il Liceo linguistico. Complessivamente ha oltre 1100 studenti, suddivisi in 46 classi più una classe del corso serale. Negli ultimi cinque anni abbiamo avuto un aumento di circa 230 iscritti, in controtendenza con tutti gli altri istituti superiori della provincia e, forse, della regione. L’istituto tecnico-settore economico si divide in un biennio comune e in un triennio che si articola in tre indirizzi: Amministrazione, finanza e marketing, Sistemi informativi aziendali, Relazioni internazionali per il marketing. La prima articolazione integra le competenze dell’ambito professionale specifico con quelle linguistiche e informatiche per operare nel sistema informativo dell’azienda e contribuire all’innovazione e al miglioramento organizzativo e tecnologico dell’impresa; Sistemi informativi aziendali forma un esperto in informatica gestionale con ampie conoscenze in campo economico, giuridico, organizzativo, contabile, in grado di valutare, scegliere e adattare software applicativi, con competenze nella programmazione, nella gestione di basi di dati e nella produzione di siti web; Relazioni internazionali per il marketing crea figure professionali con competenze linguistiche e aziendali per l’inserimento in aziende pubbliche e private che operano nel mercato nazionale e internazionale. Si caratterizza per lo studio di tre lingue straniere con particolare attenzione al linguaggio tecnico-aziendale.
Il Liceo Linguistico, articolato in due bienni e quinto anno, si caratterizza per lo studio di tre lingue straniere comunitarie fin dal primo anno di corso, nell’ambito di un solido curricolo propedeutico per qualsiasi facoltà universitaria. E’ caratterizzato da conoscenze linguistico-espressive e logico-interpretative essenziali all’inserimento nel contesto economico-sociale locale, nazionale, internazionale. Il corso serale accoglie studenti lavoratori e consente il conseguimento di un diploma di scuola superiore a giovani che per motivi vari avevano interrotto gli studi; per alcuni un secondo diploma.
Quali sono le difficoltà principali che incontra nello svolgere le sue attività?
L’acquisizione della dirigenza scolastica, prevista dall’art.21 della legge n.59/1997 e regolamentata dal DPR n.275 /1999, ha radicalmente modificato funzioni e ruolo del capo di istituto. La pretesa del legislatore di omologare la figura del dirigente scolastico a quella del manager di una qualsiasi azienda confligge con una serie di difficoltà peculiari del sistema formativo, a volte molto complesse considerato che siamo chiamati a formare giovani che rappresentano il futuro e le nostre speranze. Si parla di autonomia didattica e organizzativa, finanziaria, di ricerca, sperimentazione e sviluppo, di piano dell’offerta formativa e di altre attribuzioni e competenze ma, di fatto, gli strumenti operativi spesso si scontrano con carenze varie, soprattutto di carattere economico. Rapporti con gli enti locali, edifici non sempre a norma, gestione di eventuali conflitti interni, organi collegiali, rapporti con le famiglie e il territorio, classi molto numerose, riforme continue del sistema formativo rappresentano ulteriori difficoltà alle quali un buon dirigente scolastico è chiamato a dare risposte adeguate.
Come vive la situazione attuale della scuola pubblica?
Io credo che la scuola pubblica, nonostante le critiche che provengono da varie parti, rappresenti il perno del sistema formativo nazionale delle nuove generazioni. Oltre alle difficoltà sopra elencate però, ciò che lascia perplessi e a volte indignati gli operatori scolastici sono gli imponenti tagli che la scuola ha dovuto sopportare in questi ultimi anni. Comprendiamo la difficile situazione economica ma la riduzione di oltre 80 mila docenti e 45 mila non docenti con una taglio di spesa di ben 8 miliardi di euro in tre anni appare eccessiva soprattutto perché altri paesi europei hanno aumentato gli investimenti nell’istruzione e formazione.
Come pensa si debba agire per migliorarla?
A mio parere è necessario invertire la rotta: maggiori investimenti per migliorare le strutture edilizie, le dotazioni informatiche e digitali, la formazione e l’aggiornamento continuo dei docenti e dei dirigenti, un adeguato aumento del fondo di istituto, l’alternanza scuola-lavoro.
Crede che gli studenti siano cambiati molto in questi ultimi anni? Se si in che modo?
Gli studenti sono cambiati così come sono cambiati i valori, la società, le famiglie, le esigenze. Internet,telefonini, tablet, smartphone, facebook, modalità di interazione fra giovani sono novità generalizzate, tuttavia la comunicazione spesso è asincrona. La scuola, dunque è e rimane il luogo privilegiato di socializzazione reale e sincrona.
Qual è per i ragazzi l’importanza degli studi che il vostro istituto propone?
Senza voler essere autoreferenziale desidero sottolineare che il nostro istituto si caratterizza come ideale ambiente educativo di apprendimento e formazione per vari motivi. Abbiamo anticipato di qualche anno alcune disposizioni ministeriali quali il registro elettronico in ogni classe, il controllo in tempo reale di ritardi e assenze anche da parte delle famiglie tutte in possesso di usermane e password mentre gli studenti entrano dopo aver timbrato, l’alternanza scuola-lavoro, i progetti europei, gli scambi culturali, i soggiorni linguistici. Abbiamo diversi laboratori informatici, linguistici, scientifici e chimici, diverse LIM, netbook in ogni aula, una grande biblioteca con sala riunione, videoproiettore a soffitto, decoder satellitare digitale, sistema per la videoconferenza etc. Il “patto formativo” che fissa diritti e doveri è accettato dagli studenti perché la nostra scuola (dirigente, docenti e ATA) garantisce un ambiente sereno e motivante, obiettivi formativi ben definiti, calibrati sui bisogni e le istanze dei giovani. I ragazzi hanno bisogno di parlare, di confrontarsi, di comunicare speranze ed eventuali disagi. Se sappiamo ascoltarli e capirli essi rispetteranno il “patto” e comprenderanno meglio l’importanza degli studi proposti.
Cosa significa per lei essere preside?
Essere preside nella scuola dell’autonomia presuppone il possesso di abilità e competenze particolari: si tratta di competenze personali e di abilità professionali frutto di esperienza, studio, motivazione,senso del dovere. Non è mai facile gestire la complessità e mai come oggi si chiede alla scuola di dare risposte adeguate ai molteplici bisogni formativi dei giovani, non di rado vittime di tale complessità. Il dirigente è chiamato ad affrontare continuamente problemi e assumere decisioni, motivare, governare i conflitti, aprirsi al territorio, negoziare,valutare, formare, favorire il cambiamento, coordinare l’offerta formativa. In sintesi, essere preside-dirigente oggi richiede il possesso di una leadership partecipativa orientata al compito e alle relazioni.
Che studi ha fatto? Cosa desiderava fare da bambina?
Ho frequentato il Liceo Classico e mi sono diplomata con un anno di anticipo. Mi sono iscritta all’Università e contemporaneamente ho conseguito il diploma dell’Istituto magistrale. Sono laureata in Lettere con 110 e lode, ho tre Master universitari e il diploma biennale polivalente per l’insegnamento ad alunni disabili. Ho frequentato decine e decine di corsi di aggiornamento e ancora oggi continuo ad aggiornarmi e a studiare per essere sempre al passo con i cambiamenti e le istanze formative che mutano a ritmi frenetici. Da bambina pensavo di diventare un medico e precisamente una pediatra però, man mano, vivendo in una famiglia di docenti, le aspirazioni sono cambiate. Ho cominciato a pensare di voler insegnare, infatti ho sostenuto e vinto tutti i concorsi nei diversi gradi di scuola. Dopo una dozzina di anni di insegnamento, prima nella primaria poi nella scuola media, ho sostenuto un duro concorso e sono diventata un Dirigente scolastico come mio padre.