Di Giovanna Pasqualin Traversa
Una forma di povertà forse ancora poco nota ma in costante aumento nel nostro Paese, cresciuta, secondo la Fondazione Banco farmaceutico onlus (www.bancofarmaceutico.org) e la Caritas italiana, del 97% tra il 2006 e il 2013. Una povertà che non riguarda più solo gli immigrati o chi è ai margini della società, ma anche la popolazione un tempo considerata non a rischio. È l’emergenza della povertà sanitaria: l’anno scorso 680 mila persone si sono potute curare grazie all’impegno del Banco farmaceutico che promuove il recupero dei medicinali donati dalle aziende e quello dei farmaci validi non scaduti consegnati dai cittadini alle farmacie aderenti all’iniziativa, oltre alla Giornata di raccolta del farmaco, quest’anno il prossimo 8 febbraio. “Nuovi poveri” per il 57% italiani; per il 51% donne. È stato presentato a Roma il primo “Rapporto sulla povertà sanitaria e sulla donazione dei farmaci in Italia” dell’Osservatorio donazione farmaco (istituito nel giugno 2013 dal Banco farmaceutico), intitolato “Donare per curare”.
Aumenta il gap tra domanda e risposta. In Italia, sottolinea Giancarlo Rovati, coordinatore scientifico dell’Odf, “la povertà assoluta interessa il 6,8% della popolazione, pari a 4,8 milioni di persone. Nelle famiglie povere si spendono in media 16,34 euro al mese per la sanità (rispetto ai 92,45 euro spesi in media dalle famiglie)”. Tra il 2007 e il 2013 il Banco farmaceutico ha incrementato la raccolta del 241%. Nel 2013 i farmaci donati agli oltre 1500 enti assistenziali convenzionati (tra cui la Caritas) sono stati 1.162.859, per oltre 8 milioni di euro. Un incremento dovuto sia alla crescita delle donazioni durante la Giornata di raccolta (+23%) sia al boom (+1345%) delle donazioni aziendali. Tuttavia, avverte Rovati, “l’aumento della povertà ha allargato la forbice tra bisogno e capacità di risposta, ossia disponibilità di farmaci da donare”. Occorre, conclude, “un’alleanza virtuosa tra settore profit, no profit e istituzioni”.
Sussidiarietà e corresponsabilità. Sulla stessa linea monsignor Francesco Soddu, direttore Caritas italiana, che esprime soddisfazione per l’impegno del Banco farmaceutico nella linea di “una forte idea di sussidiarietà che ci vede tutti compartecipi” in una “assunzione di responsabilità di tutti i soggetti sociali”. Il malato, sostiene, “si configura come il povero tra i poveri”. Secondo Caritas italiana, “dal 2009 al 2012 l’aumento della richiesta di farmaci è stato superiore al 57%. Dati drammatici ma in linea con quelli della povertà nel suo complesso”. Per Gianni Bottalico, presidente delle Acli, “un terzo del nostro Paese è fatto di poveri, un terzo di persone a rischio povertà, un terzo di ricchi o supericchi”. Non è “possibile immaginare la costruzione di un modello di welfare senza una grande alleanza tra istituzioni e terzo settore.” Anche le Acli, conclude, entrano nella rete del Banco farmaceutico.
Urgente la legge. A chiedere al Parlamento di fare “la sua parte” è Paolo Gradnik, presidente del Banco farmaceutico, sottolineando l’urgenza dell’approvazione, dopo anni, della proposta di legge – attualmente in Senato – sulla donazione dei farmaci da parte delle aziende; necessaria, assicura, per “rendere veramente operativa ed efficace l’alleanza tra profit, no profit e istituzioni”. Sulla stessa linea Andrea Mandelli, senatore, presidente dell’Ordine dei farmacisti italiani e firmatario della proposta di legge attualmente in Senato. Di approvazione del provvedimento come “atto di grande civiltà” parla Marcella Marletta, direttore generale del ministero della Salute, mentre Stefano Brovelli, presidente Assosalute, spiega che la legge porrebbe fine all’ennesimo paradosso tutto italiano: “Nel nostro Paese vengono distrutte ogni anno decine di milioni di confezioni di farmaci, e si tratta di prodotti integri e utilizzabili, ma non commerciabili”. Enrico Hausermann, presidente Assogenerici, richiama all’impegno anche per i farmaci di fascia A che “intere categorie di cittadini hanno difficoltà ad acquistare” e invita a “lavorare sullo sbilanciamento territoriale tra regioni virtuose e altre su cui questa iniziativa non riesce a fare presa”.