Si chiama Edi (Early Detection and Intervention) il progetto di collaborazione tra l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e il Dipartimento per le politiche antidroga (Dpa) della presidenza del Consiglio dei ministri, presentato in questi giorni al convegno “Disagio giovanile: individuare i soggetti a rischio, prevenire le difficoltà”, promosso dal Dipartimento di neuroscienze e neuroriabilitazione dell’ospedale romano. “Un paziente psichiatrico su tre, tra i minori, fa uso continuo di droghe – ha spiegato Federico Vigevano, direttore del Dipartimento -. Ciò riguarda in particolare le psicosi, i gravi disturbi del comportamento, i tentati suicidi”. Il progetto è pertanto finalizzato alla “individuazione precoce, a scopo preventivo, delle condizioni comportamentali e delle situazioni familiari a rischio, e dei soggetti particolarmente ‘vulnerabili’ in età prepuberale, con particolare riferimento all’area del disturbo psichiatrico giovanile” di cui “l’abuso di droghe è causa o concausa”. Sull’importanza della prevenzione e dell’educazione dei giovani si è soffermato anche monsignor Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale degli operatori sanitari: “Non si può risparmiare – il suo monito – su ciò che costruisce il futuro del Paese”, mentre di “nuova frontiera di patologie” ha parlato Giuseppe Profiti, presidente dell’Ospedale,
Anzitutto prevenzione. Uno scenario, quello dell’abuso di sostanze in età pediatrica, aggravatosi negli ultimi anni e realmente allarmante. La loro assunzione in questa età, ha infatti avvertito Vigevano, “può determinare un’alterazione dei fisiologici processi di maturazione cerebrale” con conseguenze come “deficit di funzioni cognitive importanti quali attenzione, memorizzazione, apprendimento e motivazione”. Di qui l’importanza della prevenzione, all’interno della quale si colloca il progetto Edi. E non c’è tempo da perdere, ha chiosato. Troppi i sei anni che mediamente intercorrono “tra l’inizio dell’assunzione di droghe e la diagnosi, e quindi l’inizio di un trattamento”, anche perché su 350 accessi al Pronto soccorso del Bambino Gesù per patologie psichiatriche, un terzo ha come causa o concausa l’abuso di droghe, anche le cosiddette leggere (cannabinoidi). Nel 2012, ha detto Vigevano citando una recente ricerca, “su 2 milioni500mila studenti di scuola superiore, 500mila hanno avuto un contatto nell’ultimo anno con la cannabis, 60mila con la cocaina, 30mila con altri oppiacei”, e si abbassa l’età del primo contatto: 12-13 anni. Di qui l’intenzione di “lavorare con la prevenzione e la cura, in linea con il documento elaborato una decina di anni fa dalla Santa Sede”.
Soprattutto vendita online. “Non si riesce a capire il processo di beatificazione della cannabis – scientificamente inaccettabile – in corso in queste settimane”, ha aggiunto Giovanni Serpelloni, medico e capo del Dpa, secondo il quale occorre “educare e responsabilizzare i giovani sui pericoli dell’uso di droghe e alcol; mantenere alta la guardia sul loro comportamento e sul loro utilizzo di computer, smart phone e tablet”. Oggi, ha spiegato, “tantissimi i siti web offrono sostanze stupefacenti legali o illegali, farmaci stimolanti e sedativi di varia natura”. Necessario “incrementare l’attenzione per la rete attraverso monitoraggi mirati e sistematici” e condividere eventuali informazioni con le Forze dell’ordine. Grazie alla collaborazione tra il Sistema nazionale di allerta precoce del Dpa e i carabinieri Nas, è stato possibile individuare circa 500 pagine web con annunci e offerte di vari tipi di droghe, il 64% delle quali definitivamente chiuso o bloccato. Le principali sostanze vendute online sono cannabinoidi sintetici, catinoni sintetici, ecstasy, ketamina, ma anche droghe “tradizionali” come cannabis, eroina e cocaina.
Un piano d’azione. L’Italia, ha aggiunto Serpelloni, “si è nel frattempo dotata di uno specifico piano di azione sulle nuove sostanze psicoattive (primi in Europa) presentato alla fine di settembre dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin” cui sono seguiti corsi di formazione per operatori sanitari dei pronti soccorsi e dei laboratori delle Forze dell’ordine in tutta Italia. Il Dpa, ha concluso l’esperto, ha inoltre predisposto uno specifico software “che sarà messo gratuitamente a disposizione dei genitori per essere applicato a computer, smart phone e tablet e impedire così l’accesso ai siti che vendono sostanze stupefacenti da parte dei figli minorenni”.
0 commenti