Com’è avvenuto durante lo scorso Natale – celebrato in tunnel sotterranei per nascondersi alle autorità – “i cristiani nord-coreani rischiano oggi giorno la loro vita, anche solo se pregano”. È quanto ha detto, in una testimonianza raccolta da Asia News, un esule del regime nordcoreano, Han Min, che grazie all’aiuto di una chiesa protestante è riuscito a fuggire dalla persecuzione e si è convertito. Fa parte della chiesa Durihana di Seul, retta dal pastore Chun Ki-won. Da circa 14 anni la sua comunità è impegnata nell’aiutare coloro che vogliono lasciare la parte nord della penisola: secondo le stime del religioso, in questo periodo sono stati aiutati circa mille nordcoreani. Scappati in Cina, sono passati nell’Asia sud-orientale per poi arrivare a Seul.
Quelli che portano con sé la Bibbia vengono giustiziati. In base al recente rapporto dell’Organizzazione internazionale “Open Doors” , per l’11esimo anno consecutivo, la Corea del Nord, governata dal dittatore Kim Jong-un, perseguita i cristiani più di qualsiasi altro Paese al mondo. È il primo della lista dei persecutori e precede l’Arabia Saudita (seconda), l’Afghanistan e l’Iraq (terzo e quarto). “Il Paese – si legge nel rapporto – contrasta con veemenza ogni tipo di religione. I cristiani sono visti come persone ostili, meritevoli di arresto, detenzione, tortura e anche esecuzioni pubbliche”. Il rapporto ricorda che esiste “un sistema di campi di lavoro, compreso il famigerato campo n. 15, quello di Yodok, dove si trovano almeno 6mila cristiani” . Si stima che nell’insieme dei campi di concentramento sparsi in tutto il Paese, siano rinchiuse almeno 200mila persone. Le persecuzioni alle quali sono sottoposti i cristiani, sono state recentemente confermate da una fonte di “Daily Nk” , organo di informazione composto da dissidenti del Nord. “Le autorità nordcoreane – si legge – dividono i dissidenti in diverse categorie a seconda della ragione per cui cercano di scappare. Quelli che portano con sé una Bibbia o hanno stretto contatti con cristiani cinesi vengono di solito giustiziati”. Open Doors stima che nonostante la repressione, cresce nel Paese il numero delle Chiese sotterranee, che riunirebbero circa 400mila cristiani.
Il dittatore nordcoreano è tornato a minacciare il mondo. Il regime di terrore che il trentenne leader nordcoreano, Kim Jong-un – discendente di una dinastia che è al potere da oltre sessant’anni – esercita nei confronti della sua popolazione, si traduce ad intermittenza costante nel tempo in una minaccia per l’intero mondo. Nel discorso di fine d’anno, trasmesso dalla televisione nazionale, Kim Jong-un ha detto: “Siamo di fronte a una situazione nella quale anche un piccolo incidente militare accidentale può condurre ad una guerra totale”, ha detto, avvertendo che anche gli Stati Uniti non saranno indenni da una “enorme catastrofe nucleare” . Oltre a fare riferimento alla pena di morte comminata a suo zio, Jang Song Thaek, a lungo considerato il numero due del Paese – che sembra sia stato fatto sbranare vivo da 120 cani affamati – il “giovane generale”, come viene soprannominato, si è soffermato sui rapporti con le due Coree e sulle riforme economiche: “Faremo sforzi massicci per migliorare le relazioni tra Nord e Sud”, ha assicurato, auspicando che Seul “possa avere un analogo comportamento”, al fine di una “reale riuscita” di un clima di collaborazione nella penisola.