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“Senza la prospettiva di una vita eterna, il progresso umano è privo di respiro”

Da Zenit di Salvatore Cernunzio

Esclusione sociale, dignità umana calpestata, povertà, condizioni disumane dei profughi, fame. In forma ridotta, il messaggio di Papa Francesco al prof. Klaus Schwab, Fondatore e Presidente esecutivo del World Economic Forum, denuncia quelle ferite del mondo di oggi che Bergoglio aveva già stigmatizzato nel suo Messaggio per la Giornata mondiale delle Pace e, in maniera più approfondita, nella Evangelii Gaudium.

Nelle prime righe del documento – inviato in occasione dell’apertura del 44° incontro annuale, in corso a Davos-Klosters (Svizzera), e letto dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Dicastero Giustizia e Pace – il Papa riflette sui notevoli cambiamenti e i significativi progressi che hanno contribuito e contribuiscono al benessere delle persone, “per esempio nell’ambito della salute, dell’educazione e della comunicazione”, come pure nell’imprenditoria moderna e nell’intelligenza umana. Tuttavia – osserva il Papa – “i successi raggiunti, pur avendo ridotto la povertà per un grande numero di persone, non di rado hanno portato anche ad una diffusa esclusione sociale”.

Le conseguenze sono spesso “drammatiche”; Bergoglio esorta quindi a promuovere un approccio più “inclusivo” che tenga conto della “dignità di ogni persona umana” e del “bene comune”. Chi ha “incombenze” nell’ambito politico ed economico, ha quindi “una precisa responsabilità nei confronti degli altri, particolarmente di coloro che sono più fragili, deboli e indifesi”, scrive il Papa. E ammonisce: “Non si può tollerare che migliaia di persone muoiano ogni giorno di fame, pur essendo disponibili ingenti quantità di cibo, che spesso vengono semplicemente sprecate”.

Oltre alla fame, non si possono ignorare poi le condizioni inumane in cui versano i numerosi profughi, che fuggiti dai loro paesi in cerca di vite “minimamente degne”, non solo “non trovano accoglienza, ma non di rado vanno incontro alla morte in viaggi disumani”. “Sono consapevole che queste parole sono forti, persino drammatiche” ammette il Pontefice, tuttavia esse intendono “sfidare” il Forum a dare un contributo maggiore nel servizio verso gli indigenti, e a differenziarsi con il proprio “ingegno” e la propria “abilità professionale”, grazie alla quale “sono stati capaci di creare innovazione e favorire il benessere di molte persone”.

Prima, però, “occorre un rinnovato, profondo ed esteso senso di responsabilità da parte di tutti”, sottolinea il Santo Padre, perché – spiega – “la vocazione di un imprenditore è un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato più ampio della vita”. La “crescita in equità” esige infatti “qualcosa di più della crescita economica”, ovvero “una visione trascendente della persona”. “Senza la prospettiva di una vita eterna, il progresso umano in questo mondo rimane privo di respiro”, ribadisce Francesco.

A partire da tale apertura alla trascendenza, insiste il Vescovo di Roma, “sono convinto che potrebbe formarsi una nuova mentalità politica ed imprenditoriale”, che porterebbe quindi a “decisioni, meccanismi e processi volti a una più equa distribuzione delle ricchezze, alla creazione di opportunità di lavoro e a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo”.

Già adesso – osserva il Papa – “la comunità imprenditoriale internazionale può contare su molti uomini e donne di grande onestà e integrità personale, il cui lavoro è ispirato e guidato da alti ideali di giustizia, generosità e preoccupazione per l’autentico sviluppo della famiglia umana”. L’esortazione è quindi “ad attingere a queste grandi risorse morali e umane, e ad affrontare tale sfida con determinazione e con lungimiranza”. L’importante – conclude Bergoglio – è “fare in modo che la ricchezza sia al servizio dell’umanità e non la governi”.

La 44° edizione del Forum di Davos vede quest’anno la partecipazione di 2.500 persone, tra cui circa 40 Capi di Stato e di governo. Tra questi – riferisce la Radio Vaticana – anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, e numerosi rappresentanti religiosi, cristiani, ebrei e musulmani, o di Ong. Oltre al card. Turkson, sono presenti poi i cardinalo John Onayekan, arcivescovo di Abuja, in Nigeria, e Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, nelle Filippine, oltre all’arcivescovo di Dublino mons. Diarmuid Martin.

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