E chissà che la crescente disuguaglianza sociale non trovi finalmente spazio nell’agenda dei Paesi più sviluppati. La minaccia è dietro l’angolo: il divario tra le fasce ricche e quelle povere si sta trasformando in un cortocircuito senza soluzione di continuità. Con un’azione coordinata a opera delle classi più abbienti che, denuncia Oxfam, piegano la politica ai loro interessi a spese della stragrande maggioranza delle persone. I numeri sono da capogiro: il reddito dell’1% dei più ricchi del mondo ammonta a 110.000 miliardi di dollari, 65 volte il totale della ricchezza della metà della popolazione più povera; 7 persone su 10 vivono in Paesi dove la disuguaglianza economica è aumentata negli ultimi 30 anni e l’1% dei più ricchi ha aumentato la propria quota di reddito in 24 su 26 dei Paesi con dati analizzabili tra il 1980 e il 2012.
Sembra quasi che la crisi economica che sta falcidiando da anni un gruppo così importante di Paesi – Italia compresa – interessi soprattutto (o esclusivamente) gli strati sociali più deboli. Chi era ricco allora, lo è ancora di più oggi. Alla faccia delle politiche di contenimento messe in atto dai Governi o, forse, proprio in virtù di esse. E delle sfilate televisive dei soliti (ricchi) esperti che pontificano sulla soluzione dei problemi, allontanandola sempre di più ad ogni pubblica apparizione. Urge una risposta. Astenersi perditempo.