DIOCESI – Il Vescovo Bresciani riflettendo sulle letture di domenica 26 gennaio presso la concattedrale di Ripatransone ha dichiarato riferendosi alle letture: “Da una parte nella prima lettura si ricorda l’umiliazione perché queste regioni sono asservite alla Siria e quindi dominate da un popolo straniero.
La promessa che Isaia fa viene ripresa nel brano del Vangelo: “Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia”
Se colleghiamo le due letture, il Vangelo sta dicendo che quella promessa di Isaia si realizza in Gesù. Il liberatore, colui che libera da quella schiavitù che portiamo dentro di noi è esattamente Gesù.
Gesù inizia la sua predicazione “con convertitevi perché il regno dei cieli è vicino”.
Da una parte ci troviamo di fronte all’esortazione: attenti, la libertà che abbiamo, che Dio ci ha dato, la salvezza che Dio ci ha dato, la possiamo perdere, la vita è persa perché vi siete dimenticati del Signore, perché siete andati per le vostre strade e quindi abbiamo detto non seguiamo più la tua parola.
Ma non è mai persa definitivamente.
Se è vero che l’uomo si dimentica di Dio, Dio non si dimentica dell’uomo.
Dio fa molto di più manda Gesù, perché là dove l’uomo ha mancato, lì possa aprirsi ancora una strada di speranza attraverso quella conversione e il perdono che Gesù ci dona.
Come fare questo? San Paolo scrivendo ai Corinzi dice: “Vi esorto fratelli nel nome del Signore, nel nome di Gesù Cristo, che siate unanimi nel parlare. Perché non ci siano divisione tra voi e stiate in perfetta unione di pensiero e di sentire.
Questo vuol dire che non possiamo lasciarci andare a personalismi. No.
Al centro della comunità cristiana c’è Gesù, non ci sono i personalismi, non ci possono essere forme narcisistiche in cui qualcuno si mette sopra agli altri o cerca di mettersi sopra agli altri.
San Paolo è vero che dice che ci sono diversità, perché è vero che Paolo, Apollo e Cefa sono diversi, ma la diversità delle persone non può portare a gruppi contrapposti perché in questa maniera si divide di nuovo la Chiesa, si divide quella tunica unica di Cristo.
Quindi l’unità: al centro Gesù.
Certo mediato dalle persone che ci portano a Gesù, ma che ci portano a Gesù!
È lui al centro è lui che dobbiamo guardare perché Paolo dice se ci dividiamo tra noi è forse diviso il Cristo?
Quindi vedete, nella Chiesa dobbiamo cercare di vedere le diversità come ricchezze, non come contrapposizione.
Come ricchezze da portare nell’unità.
Se noi siamo uniti, come sostenevo nel saluto al Sindaco, se siamo uniti, più facilmente viviamo la vita buona del Vangelo e più facilmente riusciamo ad affrontare quelle sfide che il mondo ci presenta.
Se siamo uniti possiamo presentare alla generazione future, ai ragazzi davanti a me e a chi è un po’ più grande di loro, l’esempio e che vale la pena essere Chiesa.
Se costruiamo la Chiesa, costruiamo qualcosa di Grande per noi è per Dio.
Qualcosa di grande per noi, perché soli non si è mai felici.
L’illusione della felicità nella solitudine è un illusione che porta a delusioni grandi.
Per essere uniti dobbiamo imparare la via dell’umiltà e del servizio.
Siamo uniti se impariamo ad aiutarci gli uni gli altri
Quello che fa San Paolo cerca l’unità, tanto la sua vita è questa.
Ecco questo ce lo insegna anche Gesù.
Nel Vangelo abbiamo sentito che è il figlio di Dio, avrebbe potuto fare tutto da solo, forse Dio ha bisogno di qualcuno? No.
Ma cosa fa mentre camminava lungo il mare di Galilea? Vede due fratelli, Simone chiamato Pietro e Andrea suo fratello che gettavano le reti.
Disse loro: “Lasciate le vostre reti e venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini!”
Questo è il bello di essere Chiesa, Gesù ti chiama a collaborare con lui. Non vuol far da solo. Siamo i suoi collaboratoti. Se Gesù fa così anche noi dobbiamo cercare di fare così. Chiama Pietro e Andrea che prontamente chiamati lasciarono le reti e lo seguirono.
Quando Gesù ci chiede qualcosa subito, questo subito è la prontezza dell’anima. Che scopriremo qualcosa di grande e che non possono lasciarlo perdere.
Subito lo seguirono.
Anche noi impariamo a rispondere subito.
Siamo Chiesa se tutti siamo pronti come i primi apostoli a seguirlo.
Carissimi faccio un appello ad essere coraggiosi in questo dir di sì, un appello ai giovani, non abbiate paura di dir sì al Signore.
Il Signore non tradisce mai.
Se vi chiama a seguirlo, abbiate coraggio e fiducia e dite il vostro “Sì”.
Pietro, Andrea , Giacomo e Giovanni lo hanno detto e li è nata la Chiesa, noi ancora oggi lo siamo perché loro hanno accettato di seguire il Signore, perché loro hanno annunciato la parola di Dio.
Siamo uniti nell’annunciare il Signore, nel renderlo presente nel cercare insieme di vivere al meglio quello che il Dio ci propone.
Questa la via verso quella libertà che Isaia ha promesso a quei popoli che erano stati resi in schiavitù.
Se siamo sempre pronti a dire di “Sì” a Gesù, questa è la via della nostra libertà e che il Signore ci aiuti ad essere sempre così.