Di Luisa Urbani
Leggi la prima Le interviste ai giovani della notte di Luisa
DIOCESI – Secondo appuntamento con le interviste con cadenza settimanale che abbiamo raccolto dai giovani che vivono le serate in Riviera. Oggi incontriamo un giovane web designer.
Un’intervista forte. Ricordiamo che la fede è un cammino e che tra i più grandi Santi ci sono le persone che un tempo erano tra le più distanti dalla Chiesa.
Conosciamoci un po’…Quali sono i tuoi sogni?
“Quanti sono i tuoi sogni sarebbe una domanda meno complessa.
Non mi obbligherebbe a circoscriverli ed a recintarli in base ad una selezione momentanea. Il fatto è che i sogni non sono quasi mai, secondo me, definiti ed identificabili come ce li hanno figurati in un immaginario comune. Il tipico “sogno nel cassetto” non ha retto, tra le mie vaste filosofie di vita, da quando i cassetti iniziarono a cambiare spesso collocazione, anche fisicamente. Ne ho avuti tanti e giorno per giorno mutavano. Questo trambusto parte da una mia costante ricerca… non so ancora di cosa. A 30 anni ho finalmente capito che il mio sogno primario, però, non è divenire un musicista di fama o un autore di successo, cose per le quali ancora sto lavorando tantissimo. La musica è decisamente passata dalla lista dei “sogni” a quella delle “passioni” da una buona fetta di anni. Ora, la mia vera aspirazione è essere in pace. Cerco la serenità, schivo le situazioni che mi chiudono, schivo le persone che mi portano ad essere qualcosa che non sono. La selettività, il circondarmi di persone positive. Tutto ciò mi fa vedere la vita per quello che realmente è, un meraviglioso palco in cui ci è concesso scegliere chi vogliamo essere, protagonisti o comparse. In sintesi il mio unico sogno è continuare a vivere il più possibile, perché a me affascina tutto quello che la vita mi dà, comprese le difficoltà.
Dai sogni alla realtà, quale lavoro fai?
Sono un grafico, un web designer. Non avrei mai potuto essere qualcosa che non implicasse un processo creativo. Ma dopo la laurea ho sempre vissuto il conflitto che la domanda stessa mi pone: quale lavoro fai e, implicitamente, quale vorresti fare? La grafica mi attrae perché mi permette di “colorare” lo spazio secondo il mio gusto, non mi impone mai scenari che io non voglia condividere. Ma quello che vorrei fare è scrivere. Qualunque cosa. Le parole possono fare più di qualunque scenografia al mondo. Non c’è mai stata in tutta la mia vita una sola volta in cui abbia perso le parole. Vorrei essere un autore musicale. Scrivere per i grandi nomi, far circolare le mie “creature” tra la gente e cogliere le emozioni delle persone. Quando qualcuno usa le tue canzoni per rivivere un’emozione, è l’attimo per me maggiore di avvicinamento al divino, qualunque cosa esso sia.
Oltre il lavoro, come vivi il fine settimana?
I miei fine settimana non disdegnano lunghe pause prese per restare con me stesso. Io amo il cinema e la lettura. Sono sempre stato una persona pigra ed un forte pensatore. Ma il problema reale è che mi trovo a gestire da sempre le mie svariate personalità. Inizialmente vivevo questo come un problema, ma adesso mi diverte. C’è un “me” a letto alle 22, dopo una regolare giornata in casa a schivare gli inviti e un “me” in lotta perenne coi miei ritmi da ventenne. Amo molto non avere programmi: questa è una cosa che posso affermare con certezza. I fine settimana da cornice sono quelli in cui sto con gli amici più sinceri, quelli in cui la serata finisce in maniera totalmente opposta a com’era iniziata. Diciamo che, se non esco trovo la quiete, se esco creo il caos.
Credi in Cristo?
Questa domanda è l’unica che mi ha tolto le parole. Io dico sempre una cosa quando le persone con una fede mi puntano il dito contro per la mia scelta di essere ateo: “Io non ti sto giudicando, cerco di rispettare la tua scelta”.
Sono proprio i cristiani spesso a giudicarmi e a ergersi a moralizzatori popolari. E qui mi domando: ma il cristianesimo non predica l’umiltà? Ma alla fin fine non sono più credente io di loro? Io ho sempre amato le convivenze armoniche, sto bene persino fisicamente se vedo che gli altri sono felici. Sono totalmente incapace di provare invidia e anche sul rancore non provo che la reazione di un momento.
Il mio dubbio è quindi che esista qualcosa di superiore, che deve per forza esserci.
Ma non mi pongo i freni che la fede cristiana mi porrebbe. Per altro ho sempre trovato molte lacune nella Bibbia e troppe volte mi sono posto delle domande senza trovare risposte. Ho tutti i sacramenti ed ho letto tutta la Bibbia. Non sono un ateo per moda. Sono in dubbio per il frutto di anni di riflessione sulla religione e non mi reputo ignorante in materia. Sono anche molto attratto dallo studio della figura di Gesù uomo ma non lo vedo sotto l’aspetto del figlio di Dio. Ci spero in fondo, ma non ci credo.
Io nasco da una famiglia tradizionale cristiana con cui ho vissuto fino all’età di anni 6.
Da tale famiglia vengo portato via durante un normalissimo giorno di scuola e spinto a forza dai miei nonni materni, terribili, mai conosciuti fino ad allora. Lasciavo i nonni paterni e mio padre. Mia madre soffriva di depressione ed era in cura da specialisti da un po’. Ma si risposò con un uomo molto abbiente che la “aiutò” ad allontanarmi del tutto da mio padre. Per 10 anni ho vissuto con loro in una reggia fatta di gelo e terrore psichico. Mai mi sono interessati i soldi, mai i vestiti. Io volevo solo suonare e chiudermi in casa con la chitarra. Pensavo che finché scrivevo, mi sarei creato mondi non reali in cui nessuno, che io non avessi voluto, avrebbe avuto accesso. Da quest’uomo mia madre si separò e riunì diverse volte facendomi vivere gli anni del liceo tra psicologi, battaglie legali e continui traslochi in giro per la regione. In 10 anni, il mio patrigno non mi ha mai considerato. Crescendo sono andato via da mia madre. A tutt’oggi, l’ho perdonata solo in parte, ma comunque è sempre mia madre.
Poi, sono tornato con mio padre ed i miei nonni. Qualche tempo dopo l’università sono andato in Francia, poi a Bologna per 6 anni di pacifica convivenza con la mia allora ragazza.
Diversi problemi di salute hanno poi colpito la mia famiglia. Nel 2012 sono andato a Roma e vi ho vissuto oltre un anno. Ho avuto a che fare con persone particolari che volevano che io mi sforzassi di credere nel bene perché era quello il mio “ruolo naturale”. Mi ero innamorato di una ragazza, avevo lasciato da parte la musica, il mio passato e i miei amici di sempre, cercavo di trovare finalmente una spiritualità che fosse mia. A Roma avevo cambiato vita. Poi il crollo. Fine 2012 tutto è svanito.
Sono tornato a Bologna dove mi ritrovavo solo e nostalgico. Ho passato un 2013 orribile fino a giugno, giorno in cui ho deciso di tornare, rimettere su il mio gruppo musicale e dedicarmi alla musica e al mio lavoro di grafico. Preservando la serenità. In tutto questo trambusto, avere fede è stata l’ultima cosa di cui mi sono preoccupato. I miei brani possono aiutare a capire in che via di mezzo mi pongo con la spiritualità. Tra l’altro, io a 7 anni sono caduto di nuca da una scala in soffitta e due anni fa ho avuto un frontale semi-mortale a Roma. Di “miracoli” ne ho visti, ma non bilancerebbero mai tutto lo schifo che ho dovuto ingoiare.
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