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Stoccaggio di gas, la Commissione comunale mette nero su bianco i suoi dubbi

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conferenza commissione gas 3
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La Commissione consultiva per la valutazione ed il monitoraggio del progetto di realizzazione di un impianto di stoccaggio di gas naturale a San Benedetto del Tronto, costituita con delibera della Giunta Comunale n. 250 del 7.12.2011, ha già prodotto un primo documento, che risulta allegato al “contributo istruttorio definitivo”, trasmesso al Servizio Regionale Territorio Ambiente Energia ed al Ministero dell’Ambiente con note prott. nn. 5235 e 5307 del 31.01.2012 e n. 6861 del 09.02.2012.

A seguito dello svolgimento del successivo procedimento di valutazione del Rapporto di Sicurezza Preliminare ai fini del rilascio del Nulla Osta di Fattibilità (ai sensi dell’art. 9 del D.Lgs. n. 334/99, come modificato dal D. Lgs. n. 238/05), nonché dell’emanazione del Decreto del Dirigente della Posizione di Funzione Valutazioni ed Autorizzazioni Ambientali della Regione Marche n. 20/VAA del 18.03.2013, entrambi relativi al medesimo progetto, la stessa Commissione ha ritenuto doveroso elaborare un secondo documento, al fine di richiamare alcuni punti fondamentali già espressi, ma soprattutto di approfondire alcune problematiche riferite ai criteri in base ai quali è stato redatto il Rapporto di Sicurezza Preliminare di cui sopra.

I punti fondamentali che la Commissione intende richiamare sono i seguenti:
1. La Azienda GasPlus proponente – a differenza di Edison, Stogit ed altre ditte – ha tenuto nei riguardi dell’Amministrazione e dei cittadini un atteggiamento improntato ad una chiusura totale. Tale comportamento confligge in maniera evidente con i criteri di trasparenza e partecipazione espressamente previsti per la procedura di VIA sia dalle direttive europee (Convenzione di Aarhus), che dalla normativa di recepimento nazionale.
2. Il progetto non ha una coerenza con il contesto economico e sociale, in quanto la città di San Benedetto del Tronto ha vocazione turistica e l’area nell’intorno di 1 km dal sito in cui è prevista la realizzazione dell’impianto risulta densamente abitata. Nel progetto e nel relativo Studio di Impatto Ambientale notiamo l’assenza sia di una valutazione economica e sociale, che di quella inerente il rischio per la popolazione. Questa valutazione, quando risulta adeguata, permette di analizzare in modo corretto la scelta all’interno di alternative progettuali, compresa l’opzione zero: in sua assenza non risulta possibile effettuare un’accettabile valutazione di impatto ambientale.
In particolare riguardo all’opzione localizzativa in esame emergono alcune caratteristiche contrastanti con un tale tipo di progetto quali: Autostrada A14 (150 m), Salaria (250 m a nord), raccordo Autostradale Ascoli Piceno – San Benedetto del Tronto ( circa 1 km a sud), rete ferroviaria (Bologna – Bari e San Benedetto Ascoli Piceno, l’ultima a circa 400 m); la presenza dell’area Sentina SIC e ZPS a circa 1,5 km; l’intero abitato di Porto D’Ascoli (15.000 abitanti) e i quartieri Agraria e Fosso dei Galli nelle immediate vicinanze. Tale criticità viene confermata dalle seguenti motivazioni addotte dalla GasPlus e recepite dall’UNMIG del Ministero dello Sviluppo Economico nell’ambito del Rapporto di Sicurezza Preliminare, a giustificazione dell’inopportunità di svolgere un’indagine sismica “3D”: “Si fa presente che i limiti realizzativi di una eventuale acquisizione di sismica 3D possano imputarsi alla presenza di infrastrutture (autostrada, strada statale, linea ferroviaria) che causano elevato rumore di fondo e alle difficoltà di operare all’interno di centri abitati.”.
Inoltre si presentano caratteristiche ambientali ostative, quali il rischio esondazione e l’inquinamento atmosferico già presente.
3. La Gas Plus utilizza dati tecnici e scientifici obsoleti (confronta paragrafi 3.4.1 e 3.4.3 della relazione di Terre.it), e a tutt’oggi manca un documento ufficiale con l’esatta proiezione in superficie del reservoir e una specifico modello 3-D della geologia incluse la stratigrafia, le fagliazioni, ed in generale una non buona caratterizzazione del quadro strutturale, che prevederebbe la modellazione di fenomeni geomeccanici nei cicli di carico e scarico. (Si veda il documento Evans, D.J. 2007 An appraisal of Underground Gas Storage technologies and incidents, for the development of risk assessment methodology. Volume 1, Text. Volume 2, Figures and Tables. British Geological Survey, Nottingham, UK, 115).

Anche per quanto riguarda la sismicità indotta, la relazione di VIA fa riferimenti generici alla sismicità dell’area, senza accennare ai meccanismi focali e, soprattutto, agli effetti dei ripetuti cicli di pressurizzazione e decompressione che, a regime, la gestione dell’accumulo artificiale di gas nel sottosuolo potrebbe determinare.
Poco è stato detto sulla presenza di faglie recenti nei terreni di copertura di tutta l’area interessata dal giacimento; meno ancora è stato analizzato lo stato di fagliazione superficiale.

Le informazioni fornite impediscono di conoscere la posizione degli acquiferi superficiali. Sarebbe inoltre importante valutare il rischio di effetti di possibili cambiamenti delle pendenze, che possono provocare fenomeni di erosione costiera localizzata in un’area dove la costa è in arretramento.

Per quanto riguarda i criteri con i quali è stato redatto il rapporto di sicurezza e anche lo studio di impatto ambientale, si fa notare la grave assenza dei seguenti punti:
1. la frequenza di accadimento al di sotto della quale l’ipotizzato incidente viene considerato non credibile, e quindi escluso dalla valutazione del rischio, viene fissata alla soglia di 10-6, che risulta eccessivamente alta (in altri studi si arriva a soglie di 10-7 o inferiori).
2. nel RSP e nello SIA il rischio deve essere considerato come prodotto della probabilità di accadimento per la magnitudo dell’evento (Bettini, V. L. Canter, L. Ortolano, 2000. ecologia dell’impatto ambientale, UTET, Torino). Ogni evento con la sua magnitudo deve dar luogo alla valutazione degli impatti derivanti e degli effetti sulla salute pubblica, sull’economia locale ed anche, nel caso specifico, quelli potenziali sulla Sentina (e quindi le incidenze su habitat e specie del SIC e ZPS).
3. nel Rapporto di Sicurezza Preliminare la determinazione delle aree di danno in caso di incidente viene effettuata prendendo in considerazione soltanto le perdite di gas per rotture verticali, cioè solo quelle che potrebbero verificarsi nelle parti superiore o inferiore della tubazione, mentre non vengono contemplate le altre perdite per rottura, in particolare quelle che potrebbero generare getti orizzontali.
4. nell’immaginare gli incidenti il Rapporto di Sicurezza Preliminare considera esclusivamente rotture parziali che riguardino solo il 10% della sezione delle tubazioni, mentre non contempla né eventi che interessano rotture di porzioni maggiori, né tantomeno incidenti cosiddetti “full bore” (a bocca piena) che coinvolgono la rottura dell’intera tubazione.
5. le misure di sicurezza devono avere una ridondanza funzionale tale da ridurre al minimo i rischi derivanti da errori umani e/o da incidenti provocati da atti di terrorismo (Secondo la direttiva 114 2008 CE, recepita con legge DL 61/2011 -Attuazione della Direttiva 2008/114/CE recante l’individuazione e la designazione delle infrastrutture critiche europee e la valutazione della necessita’ di migliorarne la protezione), l’allegato A definisce infrastrutture critiche i deposito di stoccaggio e di gas come infrastrutture critiche nazionali o europee (il Prefetto è il responsabile ed il Consiglio dei Ministri decreta e o comunica chi deve fare un piano di sicurezza).

Per questi motivi rimangono dubbi fortemente ostativi per la prosecuzione del procedimento in essere, in quanto carente di dati inerenti i possibili impatti e rischi per la salute pubblica, le attività economiche, e le incidenze sul sito Natura 2000 Sentina. Questo porta a richiedere un Intervento di annullamento in autotutela dei provvedimenti già emanati, nonché un approfondimento istruttorio di quelli in corso.