DIOCESI – Pubblichiamo la lettera dell’equipe diocesana oratori.
“Carissimi amici,
dopo l’ultimo incontro presso la Parrocchia della Gran Madre di Dio, dove ci siamo raccontati le gioie, ma soprattutto le fatiche di questa avventura degli oratori, vi scriviamo in occasione della festa di San Giovanni Bosco. Coscienti che da soli non possiamo andare lontano, chiediamo insieme al santo dei giovani e degli oratori, di accompagnarci e di sostenerci in questo difficile, ma affascinante compito educativo.
S. Giovanni Bosco da bambino aveva sognato di essere al centro di un cerchio di fanciulli, suoi coetanei, nella frazione dei Becchi di Castelnuovo d’Asti: “All’età di nove anni circa ho fatto un sogno che mi rimase profondamente impresso per tutta la vita…” ( Dalle memorie dell’Oratorio dal 1825 al 1855). Questo sogno lo ha cercato, quasi lo ha inseguito, lo ha plasmato fino a diventare realtà. All’inizio non comprese, anzi s’impaurì, pianse e pregò fortemente la Vergine Maria, perché potesse capirne il significato. Ci volle tutta la vita per comprendere ciò che stava succedendo. Anche noi vorremmo realizzare quel sogno: offrire del tempo e creare spazi per far sì che i ragazzi sostino in quel ponte, tra la strada e la Chiesa, che è l’oratorio (Cfr. Giovanni Paolo II).
Oggi più che mai si tende ad analizzare, a giudicare e interpretare i comportamenti dei giovani, piuttosto che porsi in ascolto e condividere, gioiosamente e gratuitamente, la loro storia. Anche se lo scrittore A.de Saint-Exupery afferma che “Non ci sono giardinieri per l’anima”, Don Bosco, invece, lo è stato per tutti quei fanciulli e giovani che lo hanno incontrato. Nei suoi ragazzi, anche nei più smarriti, in quelli che avevano già deragliato dalla retta via, seppe vedere prima il mistero della problematicità poi la via di uscita, abbracciando la speranza.
E’ già chiara l’immagine di San Giovanni Bosco ragazzino, sin da subito apostolo dei suoi coetanei, mentre cammina sicuro sulla corda sospesa fra due alberi. E noi quanto ci sentiamo pronti a osare e a dare prova del nostro coraggio?
Impariamo, quindi, da San Giovanni Bosco ad esporci, a non aver paura di ‘incidentarci’, direbbe Papa Francesco, perché questo mondo e questa nostra Chiesa, come ha scritto il nostro Vescovo Carlo, sia una casa più accogliente e più ospitale per i giovani leggi la sua lettera indirizzata ai giovani Il Vescovo Carlo ai giovani: “Vi voglio bene come siete”
Anche oggi è possibile educare, l’importante è ricordare “che l’educazione è cosa del cuore e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte e non ce ne mette in mano le chiavi” (Lettere di don Bosco)
Carissimi, nella festa di San Giovanni Bosco ritroviamoci nei nostri oratori per riflettere su quanto ci ha insegnato e per pregare, perché per sua intercessione possiamo credere nella possibilità di educare e di educare tutti, anche quei ragazzi e giovani che la scuola, la società e, purtroppo a volte anche la comunità cristiana, relega nelle periferie geografiche ed esistenziali.
Impegniamoci a costruire alleanze educative, perché nella Galilea delle genti di oggi, come un tempo Gesù, possiamo far risuonare la parola del Vangelo e far conoscere i gesti teneri del suo esagerato amore che rendono non solo credenti ma anche credibili.
Ogni oratorio, come segno di gratitudine, è invitato a ritirare un pacco contenente del materiale da utilizzare nelle varie attività, in via Pizzi o durante i corsi di giocoleria che avranno inizio il 15 Febbraio a San Benedetto del Tronto e il 16 Febbraio a Castignano.
E come diceva San Giovanni Bosco: «Mettiamo la nostra confidenza in Dio e andiamo avanti senza timore».
Con affetto l’Equipe diocesana oratori
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