Foto Simone Incicco, articolo di Padre Gabriele di Nicolò
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DIOCESI – Il 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al tempio, ci siamo ritrovati in Cattedrale, le persone consacrate della Diocesi, alcuni sacerdoti e tutto il Popoli di Dio con in particolare alcune famiglie, per celebrare insieme la Giornata Mondiale della Vita Consacrata e la Giornata Nazionale per la Vita.
Un momento molto bello di comunione ecclesiale.
Il nostro Vescovo, Mons. Carlo Bresciani, che per la prima volta ha celebrato con noi questa ricorrenza, ci ha rivolto parole che penso abbiano colpito tutti.
In particolare ci annunciava con forza che l’unica vera via per andare a Dio è il Figlio, Gesù, che lui ha mandato nel mondo. Non è vero che tutte le strade portano a Dio – diceva – perché uno solo è la Via, Gesù, luce e segno dell’amore del Padre per ogni uomo. Mons. Carlo ci ha esortato ad accogliere questo amore come figli, a vivere di esso e poi manifestarlo al prossimo, accogliendo e amando la vita di ogni perdona, dal concepimento fino al termine naturale di essa. In questo impegno e testimonianza di amore, diceva il Vescovo, è fondamentale la testimonianza dei consacrati e l’impegno degli sposati e delle famiglie, nella collaborazione e nella specificità della vocazione di ciascuno: sia la famiglia che la vita consacrata sono a favore della vita, per la vita.
La vita accolta da Dio come dono di amore e la vita donata nel servizio di amore, ecco cosa accomuna genitori e consacrati. Occorre però coniugare l’attività e la contemplazione: solo vivendo un rapporto autentico con Dio, che è Padre, si può poi vivere una vita di apertura agli altri, di autentica donazione e servizio, altrimenti si rischia, anche nella vita consacrata, di fare molte cose buone in se stesse, ma di non vivere davvero il progetto di Dio e nello spirito della propria chiamata.
Il vecchio Simeone e l’anziana profetessa Anna del vangelo di oggi ci sono di esempio, con il loro essere in attesa che il Signore realizzi le sue promesse, un’attesa ricca di speranza, un’attesa non passiva, ma fatta di preghiera e dialogo con il Signore, ecco perché solo questi due anziani vegliardi sono capaci nel Tempio di riconoscere in un semplice bambino il Messia, il Figlio di Dio.
Prendendo spunto da tali figure, Mons. Bresciani ci indicava l’importanza di valorizzare tutte le età (sia nella famiglia che nella vita consacrata), proprio in un mondo che spesso pecca di “giovanilismo”: l’attenzione ai giovani è cosa buona e doverosa, essi però spesso rischiano di privilegiare solo o soprattutto l’attivismo, la praticità, l’efficienza, dato il dinamismo dell’età e delle loro forze, invece l’anziano è ricco di esperienza e può aiutare il giovane a trovare il giusto equilibrio tra l’attività e la vita spirituale, equilibrio quanto mai necessario e urgente nel mondo di oggi.
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