Si è concluso venerdì senza aver raggiunto grandi risultati, il vertice di Ginevra 2 per la pace in Siria.
Nel frattempo a Monaco di Baviera si è aperta la Conferenza internazionale sulla sicurezza con la partecipazione dei principali Paesi e organismi internazionali interessati alla pacificazione della regione mediorientale.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha invitato gli Stati Uniti e la Russia a convincere il governo e l’opposizione siriana di tornare alla negoziazione il 10 febbraio a Ginevra.
Il primo obiettivo che le parti intendevano raggiungere era quello di garantire un cessate il fuoco e porre termine ad un conflitto che ha già provocato 136.000 morti.
Per capire quali potrebbero essere gli sviluppi futuri ZENIT ha intervistato l’arcivescovo Silvano Tomasi, rappresentante permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e gli organismi internazionali con sede a Ginevra.
“Le informazioni che abbiamo ci dicono che i negoziati riprenderanno il 10 febbraio”, ha detto l’arcivescovo Tomasi.
In merito alla stallo dei negoziati, il rappresentante della Santa Sede ha detto che a Ginevra 2 ci si aspettava qualcosa di più, soprattutto per quanto riguarda il cessate il fuoco e la sospensione delle violenze.
“Malgrado ciò non si può dire che sia tutto negativo visto che c’è la volontà di rincontrasi da parte della due delegazioni dell’opposizione e del governo”, ha detto.
Monsignor Tomasi ha spiegato che “c’è il desiderio di allargare il numero delle delegazioni, soprattutto nel campo dell’opposizione”. In ogni caso – ha aggiunto – “le due delegazioni hanno accettato le conclusioni di Ginebra 1, che era la base sulla quale si voleva concordare e andare avanti. Quindi qualcosa di positivo c’é”.
Gli accordi di Ginevra 1 invitano a un governo di transizione per preparare una nuova costituzione e lo svolgimento di libere elezioni. L’ accordo è stato approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il Delegato della Santa Sede ha lamentato il mancato accordo per l’apertura dei corridoi umanitari, a causa delle operazioni armate condotte non dalle opposizioni ma da gruppi di cani sciolti, che nessuno controlla.
Alla domanda sulle intenzioni dell’opposizione, l’Osservatore della Santa Sede ha ricordato che “la scorsa settimana c’è stata una battaglia tra l’opposizione e i gruppi mercenari irregolari, che, come ha detto il ministro degli Esteri siriano Walid Al Mualem, sono composti da ‘volontari’ provenienti da circa ottanta paesi. Di fatto c’è un conflitto nel conflitto con l’opposizione siriana che si scontra con i mercenari”.
In merito alla situazione delle minoranze religiose in Siria, monsignor Tomasi ha sottolineato che “tutte le parti negoziali hanno chiesto un futuro democratico in cui ognuno avrà il diritto di esistere. Questo vale per cristiani, drusi, alawiti, e tutti gli altri. La Siria è un Paese a maggioranza sunnita che dovrà garantire la libertà religiosa per tutti gli altri”.
“Nell’intervento che ho fatto a Montreux – ha insistito il presule – ho ribadito che deve essere la cittadinanza il criterio di appartenenza al Paese, in modo che ogni cittadino sarà libero di organizzarsi secondo i principi della libertà di associazione e della liberta religiosa”.
La cittadinanza deve essere la base del bene comune per costruire uno Stato che sia veramente democratico e libero garantendo i diritti di ogni etnia o gruppo culturale o religoso.
“Preghiamo – ha concluso l’arcivescovo Tomasi – per raggiungere la pace nella Siria, ma non solo, perché ci sono altri paesi in conflitto come la Repubblica Centrafricana, il Mali, il Congo etc”.
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