DIOCESI – Riportiamo l’intervento di Nicole, giovane animatrice ACR della Parrocchia della Speranza di Grottammare.
“Se vi foste interessati di me quanto bastava per domandarvi di dove venivo, chi ero, dove andavo, il latino vi sarebbe un po’ sfocato dinanzi agli occhi”. “Lettera ad una professoressa”, 1967.
Una forte denuncia che diventa ancora più sconvolgente se si pensa che nonostante sia stata scritta negli anni 60 risulti tuttora attuale.
Noi ragazzi non chiediamo tanto, solo che si pensi un po’ a noi. Programmare, progettare, indirizzare, sono parole senza senso se vengono esclusi i destinatari di tutto ciò.
Parlando di “Alleanze educative” penso a tante e diverse realtà che insieme cercano di trovare un punto d’incontro affinchè il ragazzo possa far uscire fuori le sue potenzialità.
“I CARE”.
Era il motto di Don Milani, maestro della scuola di Barbiana: “ho a cuore, ci tengo, mi interessa”. Sono solo due semplici parole che forse riassumono il bisogno di noi giovani, bambini, ragazzi, o meglio di noi società: un forte desiderio di essere amati.
Forse proprio questa potrebbe essere la lucente scintilla di un grande fuoco comune. Un fuoco acceso in primis della famiglia che però riconosce da sola di non riuscire nella completa educazione e formazione di un figlio. C’è bisogno di camminare insieme, di dialogare, di completarsi a vicenda, di sviluppare una sorta di sensibilità empatica e di andare oltre: oltre le quattro mura, oltre l’individualismo, oltre il benessere personale.
Quindi più che “La famiglia chiede: nuove alleanze educative” potremmo dire “La famiglia supplica: abbiate a cuore mio figlio”.
Ogni decisione, ogni azione va fatta andando oltre, entrando nel petto e ragionando col cuore.
Come dice Rondoni: “ Molti pensano che forse educare sia difficile. Non è vero. O meglio, è come dire che è difficile amare. Può essere, però lo facciamo tutti. Chi bene, chi male, chi così così. L’educazione è quasi un’azione involontaria: Nel senso che si trova, di fatto, ad essere tutti educatori. Nella misura in cui si ama e si indica ciò che si ama”.
Trasmettere con il sorriso della passione: forse potrebbe essere una sfida che noi giovani vi chiediamo.
In questo periodo di forte crisi non pretendiamo di certo chissà quali eredità, però almeno tramandare la bellezza del lavorare insieme cercando di dare il massimo. La scuola, il lavoro, la famiglia per noi, piccoli uomini, sono forse orizzonti difficili e lontani, sono aspettative barcollanti prospettate in un futuro incerto, ma questo progetto, potrebbe essere un grande esempio che ci carichi di speranza e forza per guardare avanti e testimoniare che esiste ancora qualcuno che ama tentare e rischiare una nuova ardua missione con impegno e sacrificio. Da dove cominciare? Da dove iniziare? – come rispose Madre Teresa “Da te e da me”. ORA!!
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