Di Simone Mengascini
Sono 68 i milioni di euro che la Regione Marche ha stanziato per le politiche sociali senza apportare tagli rispetto al 2013, come è invece avvenuto per la maggioranza degli altri settori che sono stati decurtati tra il 20 e il 40%. Come priorità fondamentali delle medesime politiche sociali sono state individuate la famiglia e le disabilità. Dei 68 milioni stanziati, circa 54,5 sono costituiti da fondi regionali e circa 13,5 milioni provengono da fondi statali; queste risorse al 90% saranno trasferite ai Comuni. Per quanto riguarda i fondi, sono stati così suddivisi: 9 milioni di euro per il sostegno agli anziani e alle loro famiglie; 2.900.000 per il sostegno a famiglie in difficoltà; 7.250.000 euro per i servizi per bambini; 5 milioni di cofinanziamento ai Comuni per il sostegno a minorenni allontanati dalla famiglia; 400.000 euro per l’inclusione sociale delle famiglie immigrate; 24.630.000 euro per il sostegno a persone disabili e famiglie; 11.163.000 euro di sostegno agli enti locali per le politiche sociali integrative; infine altri 8 milioni per particolari categorie di spesa: servizio civile, dipendenze patologiche, sostegno e inclusione sociale dei detenuti, inclusione lavorativa di cittadini svantaggiati, sostegno all’associazionismo sociale, progettualità europee e altro ancora. “Oltre 60 dei 68 milioni di euro a disposizione – sottolinea l’assessore alle Politiche sociali, Luigi Viventi -, pur assegnati a diversi capitoli, rientrano di fatto alle famiglie come servizio o come sostegno, in relazione alle principali difficoltà socio-economiche. L’istituzione famiglia, al di là delle singole valutazioni, costituisce sul territorio una formidabile rete di protezione sociale e per questo va sostenuta. Non si tratta solo di un dovere sociale, ma anche di politica lungimirante: l’assistenza domiciliare, ad esempio, ha dei costi inferiori rispetto a quella nelle strutture e questo naturalmente incide sulla spesa pubblica”.
Puntare sulle famiglie forti. Per Andrea Speciale, del Forum delle associazioni familiari, “questi interventi sono finalizzati a coprire aree di disagio, magari per oggettive difficoltà economiche, ma manca un intervento strutturale di sostegno alle famiglie, di modo che ci siano più famiglie e famiglie più stabili. Queste modalità d’intervento scelte dalla Regione, che vanno a intercettare i soggetti che sono in situazione di difficoltà, non agevolano la nascita di nuove famiglie, né la loro consapevolezza di essere cerniere della società”. Speciale fa un esempio: “L’anno scorso le Marche hanno finanziato i corsi per i genitori. Un fatto molto positivo perché questi incontri servivano a tutte le famiglie. Il sostegno, infatti, non può essere pensato solo per le famiglie disagiate, ma va dato per il rafforzamento delle famiglie che non hanno problemi e che costituiscono il tessuto sociale. Le famiglie forti sono un vantaggio per l’intera collettività e alla fine fanno anche risparmiare: per questo ritengo che la Regione, in uno spirito sussidiario, dovrebbe appoggiare quelle associazioni che già per conto loro s’impegnano in questo campo, perché con una minima spesa si può investire nella formazione che poi ha ricadute benefiche per tutti”.
Solo briciole. “Quelle presentate mi sembrano cifre marginali – dice Mario Vichi, incaricato regionale della pastorale sociale e del lavoro – e non ci sono novità significative sui servizi di aiuto alle famiglie per i problemi che ci sono oggi. La Regione sul sociale spende poco rispetto ad altri territori che investono cifre ben diverse. I servizi alle famiglie in difficoltà, ai bambini e ai disabili vanno incrementati. Troppi soldi si sprecano in altri settori, per esempio nella sanità per posizioni organizzative costose e dirigenze inutili: in questo modo al sociale rimangono solo le briciole”.
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