Il solo evocare la battaglia di Kiev fa male al cuore.
Addolora nel profondo tutti quelli che amano la pace, come Papa Francesco che ha fatto sentire la sua voce e ha invitato “tutte le parti a cessare ogni azione violenta e a cercare la concordia e la pace del Paese”.
Ecco, tutte le parti. Perché quando si vuole davvero la pace, bisogna anche avere il coraggio di non attribuire colpe e responsabilità all’ingrosso. Quanto, piuttosto, chiedersi dove ciascuno ha sbagliato.
Anche noi europei abbiamo forse qualcosa da farci perdonare. In che misura abbiamo illuso i popoli che l’Unione europea fosse la sponda della salvezza, della libertà e del benessere?
Magari a poco prezzo? Ci siamo già passati e dovremmo aver imparato la lezione della Storia. Noi dobbiamo coltivare le speranze in un’ottica di sano realismo. Mai le illusioni che possono procurare rovine per i popoli.
Oggi contiamo le vittime fra gli assalitori e fra le forze di polizia. Gente del popolo che è morta e che ora qualcuno sta piangendo. Ma preoccupa anche il deterioramento dei rapporti fra Unione europea e Russia. La partita ucraina è appena cominciata e l’esito, al momento è imprevedibile.
Di una cosa, però, siamo sicuri: il popolo, comunque vada a finire, pagherà un prezzo altissimo. Morire per “questa” Europa ha un sapore amarissimo.
