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19 nuovi cardinali, 19 “artigiani della pace”

Da Zenit di Salvatore Cernunzio

La berretta rossa, ricevuta secondo un rito perpetrato nei secoli, non è una conquista, ma la chiave di una porta che apre ad un nuovo e lungo cammino. Un cammino che porta ad essere sempre più uniti a Gesù Cristo, ad essere simili a Lui, e quindi alla croce.

Nella sua allocuzione durante il Concistoro ordinario pubblico, nella Basilica Vaticana, Papa Francesco identifica infatti una parola chiave per la missione che il Signore affida oggi ai 19 cardinali appena creati: “camminare”. Il Pontefice esordisce infatti richiamando il Vangelo proclamato poco prima, in particolare il versetto di Marco: “Gesù camminava davanti a loro…” (Mc 10,32).

“Anche in questo momento Gesù cammina davanti a noi – afferma il Papa – Lui è sempre davanti a noi. Lui ci precede e ci apre la via… E questa è la nostra fiducia e la nostra gioia: essere suoi discepoli, stare con Lui, camminare dietro a Lui, seguirlo…”.

Come già prima mons. Parolin nel suo saluto, anche il Pontefice rievoca la sua omelia nella prima Messa in Sistina con i cardinali, e ribadisce che “‘camminare’ è stata la prima parola che il Signore ci ha proposto’. Poi costruire e confessare. Una parola, dice il Papa, che “oggi ritorna” come “l’azione di Gesù che continua”.

È questo infatti ciò che più colpisce nei Vangeli “Gesù cammina molto, e istruisce i suoi lungo il cammino”, evidenzia Bergoglio. E “questo è importante”, perché “Gesù non è venuto ad insegnare una filosofia, un’ideologia… ma una ‘via’, una strada da percorrere con Lui, e la strada si impara facendola, camminando”.

La nostra gioia è dunque “camminare con Gesù”. Non è facile, né comodo, ammette il Santo Padre, perché la strada prefigurata da Cristo porta alla croce. Ma ciò non deve essere fonte di scoraggiamento, perché abbiamo una marcia in più rispetto ai dodici discepoli che, all’annuncio della passione rimangono “stupiti” e “pieni di timore” per quello che il Maestro avrebbe dovuto subire, e “che anche loro rischiavano di subire”.

“Noi sappiamo che Gesù ha vinto”, rimarca il Santo Padre, quindi “non dovremmo avere paura della Croce, anzi, nella Croce abbiamo la nostra speranza”. È vero che “siamo anche noi pur sempre umani, peccatori”, e dunque “esposti alla tentazione di pensare alla maniera degli uomini e non di Dio”.

In quel caso, avverte il Pontefice, è meglio fare molta attenzione, perché “se prevale la mentalità del mondo, subentrano le rivalità, le invidie, le fazioni…”. Ci fa bene, allora, la Parola rivoltaci oggi dal Signore: “È tanto salutare”, “ci purifica interiormente” e ci aiuta a “sintonizzarci pienamente con Gesù”, nel momento in cui “il Collegio dei Cardinali si accresce con l’ingresso di nuovi Membri”.

Francesco evidenzia poi un altro gesto compiuto da Gesù lungo il suo cammino: “Allora Gesù, chiamatili a sé…”, dice sempre il brano di Marco (Mc 10,42). Il Messia “si accorge che c’è bisogno di parlare ai Dodici, si ferma, e li chiama a sé”, dice il Papa. Oltre a camminare con Cristo, dunque, “lasciamo che il Signore Gesù ci chiami a Sé! – esorta – Lasciamoci convocare da Lui. E ascoltiamolo, con la gioia di accogliere insieme la sua Parola, di lasciarci istruire da essa e dallo Spirito Santo”. Il tutto “per diventare sempre di più un cuore solo e un’anima sola, intorno a Lui”.

Detto questo, Bergoglio svela ciò di cui la Chiesa ha bisogno: “Ha bisogno di voi – dice ai cardinali – della vostra collaborazione, e prima ancora della vostra comunione, con me e tra di voi”. Ha bisogno “del vostro coraggio, per annunciare il Vangelo in ogni occasione opportuna e non opportuna, e per dare testimonianza alla verità”. Ma ha bisogno anche “della vostra preghiera”, che, insieme all’annuncio della Parola, “è il primo compito del Vescovo”.

Non solo: “La Chiesa ha bisogno della vostra compassione soprattutto in questo momento di dolore e sofferenza in tanti Paesi del mondo”, prosegue il Pontefice. E approfitta per esprimere vicinanza spirituale alle comunità ecclesiali e a tutti i cristiani vittime di discriminazioni e persecuzioni. “Dobbiamo lottare contro ogni discriminazione”, esorta il Santo Padre, e “la Chiesa ha bisogno della nostra preghiera per loro, perché siano forti nella fede e sappiano reagire al male con il bene. E questa nostra preghiera si estende ad ogni uomo e donna che subisce ingiustizia a causa delle sue convinzioni religiose”.

Siate dunque “artigiani di pace”, è dunque l’auspicio del Successore di Pietro, la Chiesa necessita di questo, di “uomini di pace” che facciano la pace con le proprie opere, preghiere e desideri. “Per questo – conclude Francesco – invochiamo la pace e la riconciliazione per i popoli che in questi tempi sono provati dalla violenza, dalla esclusione e dalla guerra”.

Dopo l’allocuzione del Papa, segue l’elenco dei nuovi cardinali che, a loro volta, giurano fedeltà alla Chiesa secondo l’antica formula: “Ego Petrus, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis (nome), promitto et iuro…”

In base all’ordine di creazione, i neo porporati si inginocchiano poi dinanzi al Santo Padre che impone loro lo zucchetto e la berretta cardinalizia, consegna l’anello e assegna a ciascuno una chiesa di Roma quale segno di partecipazione alla sollecitudine pastorale del Papa nell’Urbe. Infine, dopo la consegna della Bolla di creazione cardinalizia e di assegnazione del Titolo o della Diaconia, Francesco scambia con ciascuno dei nuovi eletti un abbraccio di pace, segno della vicinanza di Pietro ad ogni angolo della terra che il porporato rappresenta: da Roma fino “alla fine del mondo”.

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