CSI Madonna della Speranza grandi
Di Cristiano Federico Marcozzi
Ogni tanto rivedi delle scene che sembravano finite e ritorni al passato, fai paragoni e ti rendi conto che non sempre il progresso ha vantaggi.
Vedendo un paio di settimane fà un signore al campo parrocchiale ascoltare le partite della serie A con la radiolina, fà fare delle considerazioni e anche sorridere pensando al passato.

Oramai siamo abituati a vedere tutte le partite di calcio a qualunque ora e per tutta la settimana in TV, merito dei grandi colossi mondiali che hanno investito in una scommessa vincente, regalando a tutti la possibilità di potere seguire in diretta tutte le partite della propria squadra del cuore.
Sono passati circa 15 anni da quando ciò è nato, e da quando si è passati dal posticipo dell domenica sera al campionato “spezzattino” ovvero dislocato dal venerdi sera, passando al sabato pomeriggio e sera, domenica pranzo pomeriggio e sera, per finire a volte a qualche posticipo del lunedi. Questa situzione permette a tutti i malati di calcio di non perdere neanche un incontro in diretta ed essere sempre chiuso in casa.

Siamo sicuri però che questo sia un bene?
Purtroppo i colossi televisi hanno il sopravvento e decidono loro per la vita delle persone, perche sanno come coinvolgerle e far appassionare per fare abbonamenti su abbonamenti.
Ma prima era cosi?
Assolutamente no, prima, ovvero fino a vent’anni fà circa, il calcio era il rito della domenica pomeriggio, era relegato a quelle due ora in cui tutte le partite si giocavano in contemporanea e non erano trasmesse in diretta, ma si potevano vedere i gol alle 18 solo su 90° minuto.
Ora i calciofili sono in casa, all’epoca li riconoscevi perchè erano in giro (e la foto allegata di Fantozzi è una parodia esatta) con delle radioline, piu o meno grandi, e sintonizzati sui “tutto il calcio minuto per minuto” aspettando un collegamento radio dalla città in cui giocava in cui giocava la propria sqadra del cuore. Questa pratica era contagiosa perche anche chi non girava con le radio si avvicinava per chiedere i risultati, e questo creava un buon mezzo di interazione.
E poi la partita raccontata alla radio aveva un altro effetto, e le parole dei vari Ciotti, Ameri e Bertoluzzi potevano essere anche interpretate con la fantasia per convincersi che la propria squadra stava dominano anche se perdeva, e non c’erano sempre le solite polemiche per episodi arbitrali o per le solite moviole che devono per forza trovare qualcosa da  analizzare.
Ecco perché quel calcio era più bello ed appassionante.

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