Di Maria Chiara Biagioni
Un forte appello all’unità del Paese, a non lasciarsi prendere dalle emozioni e a contrastare ogni tentativo di dividere l’Ucraina, proveniente soprattutto dall’esterno. A lanciarlo oggi è il Consiglio delle Chiese e delle organizzazioni religiose dell’Ucraina. I rappresentanti religiosi continuano a scegliere la via dell’unità ecumenica per parlare al popolo, per scongiurare ogni rischio di secessione. A firmare l’appello ci sono oltre alla Chiesa cattolica ucraina di rito latino e bizantino anche la Chiesa ortodossa di Kiev e la Chiesa ortodossa legata al Patriarcato di Mosca. Segno che anche dal punto di vista religioso, gli ucraini parlano all’unisono. Ieri i membri del Consiglio hanno incontrato il presidente del Parlamento e il presidente dell’Ucraina ad interim Aleksandr Turchynov. Un incontro che si è svolto proprio mentre dalla parte orientale del Paese giungevano notizie sempre più preoccupanti con scontri a fuoco e blitz della polizia a Sinferopoli, capitale della Crimea. Si respira aria di una radicalizzazione della tensione con lo spettro di quanto già vissuto in passato quando la Russia invase la Georgia.
Sostegno al “governo legittimo dell’Ucraina”. Per questo le Chiese e le organizzazioni religiose sono scese in campo per dare il loro “pieno sostegno al governo legittimo dell’Ucraina”. “Facciamo appello al governo affinché al più presto garantisca il pieno ripristino dell’ordine costituzionale e istituzionale dei diritti e delle libertà politiche, economiche e di altri diritti fondamentali”. Il Paese si trova già sull’orlo di un default finanziario e ha bisogno di “una forte, coerente e sistematica lotta contro la corruzione che erode l’organismo sociale ed è una violazione dei comandamenti delle nostre religioni”.
Condanna a ogni tentativo di divisione. Le Chiese avevano già lanciato il 22 febbraio un appello all’unità del Paese definendo la separazione dell’Ucraina “un peccato davanti a Dio e davanti alle future generazioni del nostro popolo”. Ora alla luce dello scenario politico di Crimea, la condanna suona più forte: “Condanniamo la provocazione degli scontri e delle ostilità tra le persone delle diverse regioni d’Ucraina, dei rappresentanti di diverse minoranze etniche e religiose e sollecitiamo le autorità ad astenersi da qualsiasi iniziativa che potrebbe essere interpretata come diretta a dividere il popolo ucraino secondo religione, lingua, nazione, regione o qualsiasi altro motivo. Nei momenti di dura prova dobbiamo salvare uno Stato ucraino unitario e prevenire tutti i possibili tentativi di separazione. Facciamo appello a tutti di non cedere alle provocazioni e di non supportare vari slogan contro l’integrità territoriale dell’Ucraina”.
Ucraina unita nella diversità. In questa difficile fase di transizione, le Chiese e le organizzazioni religiose assicurano di voler fare tutto il possibile per assicurare “la pace religiosa in Ucraina”: “La nostra grande famiglia deve essere unita nella sua diversità. In uno Stato libero ognuno ha diritto alla libertà di espressione nei confronti delle proprie credenze religiose e non interferisce nella libera professione di altre credenze. Lo Stato dovrebbe essere garante della libertà religiosa e noi, da parte nostra, siamo pronti ad aiutare il Paese nella realizzazione di questa importante funzione costituzionale”.
Maidan non si ferma. “Maidan – racconta da Kiev padre Mykhaylo Melnyk, direttore della Commissione Iustitia et Pax della Chiesa greco-cattolica – è diventata simbolo di trasformazione. Una trasformazione che stiamo ora vivendo sia a livello istituzionale sia nei cuori delle persone. Non possiamo permetterci di tornare indietro. Siamo come bambini che stanno imparando a fare i primi passi verso la democrazia reale e la libertà. Ci aspettiamo che l’Unione europea e le Ong internazionali continuino ad aiutare e sostenere l’Ucraina in questo delicato processo di crescita. Avere sostegno e supporto non soltanto con dichiarazioni d’intenti ma con i fatti. Da parte ucraina, si deve assolutamente evitare di cadere nella trappola dei giochi speculativi che si stanno facendo sulle appartenenze religiose volte a dividere la gente secondo la lingua e le chiese. Ma per fare questo occorre una società civile matura in grado di non farsi manipolare dalle speculazioni sulle violenze. Le Chiese possono in questo senso svolgere un ruolo determinante”.
0 commenti