Mentre avanza nelle scuole italiane l’offensiva dell’ideologia del “genere” con gli opuscoli “Educare alla diversità” e le diverse iniziative collegate, il Forum delle associazioni familiari dell’Umbria corre ai ripari e predispone un manuale per genitori con figli da 0 a 18 anni, intitolandolo “Dodici strumenti di autodifesa dalla teoria del gender”. Indicazioni pratiche contro il rischio indottrinamento, come verificare i piani di offerta formativa prima dell’iscrizione scolastica, tenersi informati sui contenuti proposti, segnalare eventuali abusi al dirigente scolastico o addirittura denunciare, in alcuni casi, il verificarsi di veri e propri episodi di violenza privata nei confronti dei figli. Francesco Belletti, presidente nazionale del Forum, ci spiega che è in corso una discussione su come rilanciare a livello nazionale uno strumento “che riflette l’esigenza dei genitori di non essere estromessi dalle scelte educative nei confronti dei propri figli”, e sottolinea che la scuola “ha oggi bisogno di una nuova alleanza educativa tra tutte le sue componenti”; di una “coprogettazione” in cui “non può essere ignorato il punto di vista dei genitori” ai quali l’art. 30 della Costituzione “attribuisce il diritto-dovere di educare i figli”. Per Belletti “sono da respingere iniziative che arrivino dall’alto con la vecchia logica della circolare ministeriale”. Sul tema dell’identità sessuale e dell’educazione alla sessualità, avverte, “non si può viaggiare per ricette approssimative. Il fatto stesso che alcuni di questi percorsi chiedano ai docenti di uscire dall’aula, e il materiale venga gestito dalle associazioni di riferimento senza la custodia di chi è titolare della responsabilità educativa, dice che si tratta di un’iniziativa ideologica”. Del progetto umbro abbiamo parlato con Simone Pillon, responsabile del Forum regionale e consigliere nazionale della Commissione relazioni familiari e diritto.
Come nasce questo “manuale” di autodifesa?
“Nasce in risposta alla necessità di molti genitori, emersa un mese fa in un convegno a Collevalenza, di avere indicazioni pratiche su come fronteggiare questa emergenza, insieme a diverse segnalazioni di quello che sta accadendo in alcune scuole. Dodici punti che tentano di tenere insieme l’alleanza con la scuola ma anche la libertà di scelta educativa dei genitori”.
In concreto, che cosa vi è stato segnalato?
“Anche qualche episodio di violenza privata. Proprio qualche sera fa, nel corso di un incontro a Perugia, una mamma ha raccontato che con la minaccia di un brutto voto o di una bocciatura, la figlia quattordicenne è stata costretta, insieme ad altri compagni, ad assistere ad una ‘lezione’ sul ‘gender’ e a vedere spezzoni di film pornografici, nonostante avesse manifestato il desiderio di non farlo. A mio avviso ci sono tutti gli estremi per una denuncia di violenza privata”.
Come è stata la recezione del vademecum?
“Il Forum nazionale sta studiando come assumerlo, e anche la Manif pour tous ci ha chiesto di utilizzarlo, ma abbiamo avuto una sorprendente diffusione anche in Spagna”.
Che cosa c’è dietro l’iniziativa dell’Unar, protagonista assoluta della campagna pro gender?
“Non certo il rispetto del diverso o la necessità di superare le discriminazioni, bensì la volontà di imporre un’ideologia mascherandola come difesa dei diritti, lotta contro il bullismo e la violenza. Basta che una persona riesca a fare passare in Consiglio d’istituto l’iniziativa come meritevole, e il gioco è fatto, anche perché il contenuto delle ‘lezioni’ è sempre lasciato all’iniziativa di chi le svolgerà. Interpellato sui motivi per i quali l’Arcigay avesse tenuto corsi di questo tipo, un preside ha ammesso di non averne verificato i contenuti…”.
Come intervenire?
“Anzitutto con l’informazione e la formazione, smascherando queste manovre e affermando la verità: l’ideologia di ‘genere’ è fondata su falsi presupposti di carattere antropologico, scientifico e morale. Una volta consapevoli della posta in gioco, i genitori sono i primi a mobilitarsi. Per questo, il 23 marzo terremo un incontro interregionale a Perugia, nel corso del quale svilupperemo, con l’aiuto di esperti, un discorso multidisciplinare: antropologico, scientifico, giuridico e teologico. Ci arrivano richieste da tutta Italia, da genitori e docenti. E non si può più perdere tempo”.
Che risposta ha avuto dalla Chiesa locale?
“Dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti viva soddisfazione e pieno appoggio. Potrei parlare di una ‘santa condivisione’. Il problema però non riguarda solo i cattolici. Ieri alcuni genitori ‘agnostici’ ci hanno avvertito che sul sito del Miur, la maschera per le iscrizioni scolastiche online prevede, oltre alla voce ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’, che per il primo sia obbligatorio specificare il sesso, per il secondo si possa scegliere l’opzione ‘annulla’ e procedere oltre”.
Secondo lei, i genitori hanno ancora fiducia nella scuola?
“La gente era abituata a fidarsi, anche se forse con eccessive deleghe in bianco. Oggi percepiamo che molti genitori si sentono ‘traditi’ dalla scuola, si sta diffondendo il sentimento di una fiducia malriposta. È anche vero che alcuni docenti ci riferiscono di avere tentato una battaglia contro l’ideologia ‘gender’, ma di essere stati lasciati soli, sia dai colleghi, sia dai genitori, probabilmente non consapevoli della posta in gioco”.
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